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Criteri di lettura della cultura veneta
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Istituto Socio Culturale “Nicolò Rezzara” ETS – Vicenza iscritto al Runts al rep. n. 80950
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Ricerca sociologica nel vicentino.
I risultati sono editi nella monografia L‘Europa che desideriamo. L’Europa che desideriamo
I trend demografici in Veneto e nel Vicentino: effetti territoriali e cambiamenti sociali.
L’ambiente che ci circonda è parte costitutiva della vita e influisce profondamente nei singoli e nella società. I suoi mutamenti obbligano l’uomo ad una continua attenzione per la ricerca di nuove forme di vita.
In questo ambito generale, nel triennio 2017/2019, sono stati tenuti vari corsi sui temi dell’ambiente, dell’ecologia e sulla tempesta Vaia.
Nel 2020 è stata approfondita la problematica dell’acqua.
Il 15 aprile 2023 si è tenuto un corso di aggiornamento dei giornalisti dal titolo Comunicare l’emergenza ambientale.
ACHIEVE – Fase locale 1 – Alla scoperta della propria identità
Dove: Vicenza e Lonigo
Come viene interpretato il concetto di Europa nei diversi Paesi? Come si pone l’Italia rispetto all’interpretazione di Europa che hanno Francia o Germania?
Queste sono due dei quesiti che verranno esplorati durante il caffè filosofico moderato dal prof. Vittorio Pontello. L’attività, inserita nell’ambito del progetto europeo ACHIEVE, avrà come filo conduttore la scoperta delle matrici dell’Europeismo. I partecipanti saranno, inoltre, invitati a riflettere su come le diversità siano da considerare un fattore di stimolo e non di divisione.
I posti sono limitati, in quanto il caffè filosofico non si intende come un ciclo di lezioni frontali, quanto piuttosto un’occasione dove lasciare ampio spazio al dibattito e alla partecipazione attiva.
A ogni incontro il prof. Pontello presenterà e analizzerà una tematica, seguirà un momento di dibattito in cui i partecipanti potranno esprimere la propria opinione sulla tematica affrontata.
Questi i titoli:
Caratterizzano la disseminazione che l’Istituto offre preferibilmente alla cittadinanza vicentina e dell’hinterland su spaccati di storia, di arte, di sociologia. I settori di approfondimento sono vari nel tentativo riuscito di accostare approcci diversi di analisi, allo scopo di presentare la cultura come vita, come integrazione fra ambiente, storia, comunità e persona, come complesso di esperienze selezionate, confrontate e sedimentate nella memoria umana, che si pongono come parametri del comportamento attraverso forme comunicabili.
Le tematiche recentemente approfondite sono la fine del secondo conflitto mondiale e l’arte in Veneto.
Le persone che si riconoscono in differenti sistemi di credenza, incrociano le loro vite in spazi sociali comuni: i confini tra privato e pubblico sono continuamente superati; le scelte di fede e la visione normativa della vita non restano di là dall’ideale frontiera che fa da perimetro allo spazio pubblico: la salute, la malattia, il parto, la sessualità, il cibo sono tutti “lemmi” che segnalano il continuo scambio simbolico che avviene fra privato e pubblico, per cui le religioni sono regolatori per così dire del flusso simbolico e comunicativo.
Nel triennio 2017/2019 sono stati approfonditi attraverso dei corsi monografici l’ebraismo, le religioni orientali e l’islamismo.
Il progetto è rivolto a tutta la cittadinanza e il suo scopo è quello sviluppare più consapevolezza circa l’identità Europea condividendo storia, arte e religioni comuni ai territori dei partecipanti e allo stesso tempo di fornire gli strumenti necessari per contrastare il dilagante Euroscetticismo creando una contro-narrazione.
Diventare consapevoli dei cambiamenti territoriali e culturali, sapere che il tuo paese è il risultato di influenze da culture diverse e la muta comprensione tra paesi sono tutti strumenti per capire il significato di un Unione basata su dei valori comuni valori. La conoscenza che i partecipanti acquisiranno a riguardo degli altri Paesi partner è la base per aumentare la consapevolezza della situazione attuale a livello Europeo. Le considerazioni maturate dai cittadini sulle cause dell’euroscetticismo e su come sfidare una visione puramente burocratica ed economica dell’UE saranno il punto di partenza per promuovere la Cittadinanza Europea attiva.
L’area interessata dal progetto è quella della Mitteleuropa caratterizzata per un lato da una comune identità culturale ma allo stesso tempo particolarmente vulnerabile all’Euroscetticismo. L’assortimento dei partner, quattordici in totale provenienti da tredici paesi differenti, permette di affrontare lo stesso tema da prospettive differenti; mentre consente anche di fare un’analisi comparata di cosa significa far parte dell’UE, essendo essi appartenenti a Paesi che sono entrati a far parte dell’UE in momenti diversi o che sono potenziali candidati all’ingresso.
Lungo tutto il corso del progetto è previsto l’utilizzo di alcuni specifici strumenti di diffusione e comunicazione. In particolare si prevede la creazione di un sito interattivo dove sono raccolti tutti i risultati ottenuti dai partecipanti nelle varie fasi e che costituiranno la “Mappa della cittadinanza globale”. Attraverso il sito si ha la possibilità di accedere alla “Mappa” su cui sarà possibile scoprire come storia, arte, religione si sono spostate e diffuse attraverso le diverse aree interessate dal progetto. Il sito e la “Mappa” resterà a disposizione dei partecipanti alla fine del progetto come strumento educativo per attività future.
25a Conferenza sull’informazione “Le fake news e i giornali” (Bassano del Grappa, 27-28 novembre 2019)
“Le fake news e i giornali”, convegno articolato in due giornate per conoscere come si creino e si diffondano le false notizie. Il tema ha affrontato il “perché la manipolazione della verità attraverso, in particolare, i nuovi media e internet, mina alle fondamenta il sistema democratico”. Tutto ciò, con riflessi pesanti di ordine sociale ed economico.
Il programma è stato il seguente: 27 novembre: Le fake news in una società complessa (Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara); La verità poliedrica da ricercare attraverso il confronto (Francesco Tessarolo, docente); 28 novembre: Percorso formativo delle fake news nella società (Lorenzo Parolin, “Il Giornale di Vicenza”); Obiettività nelle notizie: compito dei giornali (Alessandro Comin, caporedattore “Il Giornale di Vicenza” redazione di Bassano e Angelo Squizzato, direttore “Telechiara”).
24° simposio sulla vita di relazione “Banche: uso intelligente” (Vicenza, 27-28 novembre 2017)
La crisi degli istituti bancari, vissuta negli ultimi anni e sofferta da molti cittadini, ha evidenziato come il risparmio non sia solo un principio alto di comportamento, inscindibilmente legato ad una consapevolezza culturale che deve essere sempre sviluppata. L’educazione finanziaria e al risparmio non può essere mai data per scontata; è frutto di riflessione e di apprendimento, di relazionalità e di attenzioni. Nel Simposio, oltre ai dati della ricerca, sono state presentate alcune terapie di sostegno offerte ai risparmiatori truffati.
Il programma è stato il seguente: 27 novembre: Introduzione ai lavori; lezione sul credito e i suoi problemi (Riccardo Fiorentini, Università di Verona – Polo di Vicenza); Banche, uso intelligente: ricerca del Rezzara 2017 (Giuseppe Dal Ferro, Direttore dell’Istituto Rezzara); Come educare gli utenti (tavola rotonda con dirigenti scolastici e docenti); 28 novembre: Ruolo delle banche (Ilario Novella, presidente ABI-Veneto); Come le Associazioni di categoria hanno affrontato la crisi bancaria (Mirko Bragagnolo, delegato al credito finanza di Confindustria); Paure e crisi economiche (Antonio Zuliani, psicologo psicoterapeuta); L’urgenza della crisi bancaria come occasione per promuovere salute: il contributo del Servizio “inOltre” (Diletta Cigolini del Serzio “inOltre” di Santorso ed Emilia Laugelli, Ulss 7 Pedemontana – responsabile del Servizio “inOltre” della Regione Veneto).
26° Simposio sulla vita di relazione “Acqua, diritto di tutti” (Vicenza, 19 e 20 novembre 2019)
L’acqua è bene essenziale, quindi un diritto di tutti. Comincia ad essere apprezzata quando viene meno o quando la qualità diventa scadente. Ci si accorge allora del suo valore, della essenzialità che rappresenta per la vita; si ricomincia così a parlare di “bene comune pubblico” da salvaguardare per tutte le specie viventi e di un suo “governo pubblico”, fondato sulla partecipazione dei cittadini delle comunità, titolari di diritti e non semplicemente consumatori ed utenti di servizi. Il simposio è stata l’occasione per presentare la ricerca sociologica.
Il programma è stato il seguente: 19 novembre: Interventi: L’acqua come risorsa e sua gestione (Pierfrancesco Ghetti, Università Ca’ Foscari Venezia); Presentazione della ricerca 2019 (Giuseppe Dal Ferro, Istituto Rezzara). 20 novembre; Interventi: L’acqua nel Vicentino: problemi attuali e futuri (Lorenzo Altissimo, Accademico olimpico); Interventi dei gestori del servizio idrico integrato (Angelo Guzzo, presidente Viacqua; Giuseppe Castaman, presidente Medio Chiampo; Alberto Piccoli, direttore generale Acque del Chiampo; Andrea Levorato, presidente Etra).
23a Conferenza sull’informazione “L’informazione economica” (Bassano, 4 dicembre 2017)
Ogni testata giornalistica è attenta all’economia e presenta approfondimenti mirati leggendo i fatti e le reazioni della società. L’edizione 2017 ha affrontato la problematica dell’informazione economica ed ha evidenziato la scarsa conoscenza del sistema creditizio e della finanza e l’urgenza di una sensibilizzazione nei giovani.
Il programma è stato il seguente: 4 dicembre mattina: Introduzione ai lavori; Indicazioni di una ricerca del Rezzara (Giuseppe Dal Ferro, Direttore Istituto Rezzara); L’informazione economica dei giornali (Eleonora Vallin, Ordine dei Giornalisti del Veneto); Confronto fra giornalisti: Roberta Bassan redattrice economica de “Il Giornale di Vicenza”, Giandomenico Cortese editorialista del “Corriere del Veneto”, Angelo Squizzato direttore di “Telechiara”; moderatore del dibattito Eleonora Vallin; pomeriggio: Dati emersi nella ricerca sociologica del Rezzara 2017 (Giuseppe Dal Ferro); Criteri di educazione al risparmio e alla finanza (Luca Sandonà, Pontificia Università Lateranense – Roma).
Le ferie sono state analizzate nelle diverse realtà locali, all’interno di diversi ambiti sociali e in riferimento a diverse categorie lavorative: i contadini, gli operai, gli artigiani, le donne e i giovani (studenti non ancora lavoratori). Nel linguaggio corrente per parlare di ferie si usano termini che richiamano un qualcosa che matura: alla stregua di un frutto, un ortaggio, che “matura”; dall’altro è un qualcosa da “godere”, ossia da esperire in modo piacevole e, di conseguenza, da apprezzare.
Nel contempo va notato lo squilibrio lessicale esistente tra linguaggio amministrativo (ferie maturate e ferie non godute ma retribuite) e quello quotidiano: le ferie sono da “prendere”, “fare” o “andare”, come se fossero una semplice “attività”, una meta, un oggetto da non perdere.
La ricerca si è svolta a Vicenza e provincia nei mesi di aprile e maggio 2019, con la somministrazione di circa 4.500 questionari di 74 items. Ne sono stati restituiti 3.919, di cui 1.446 relativi agli adulti sopra i sessantacinque anni, frequentanti le Università adulti/anziani del territorio, e 2.473 relativi ai giovani delle scuole superiori (1.519 licei, 580 istituti tecnici, 374 istituti professionali). Nell’insieme sono risultati interpellati maschi per il 34,5% e femmine per il 65,5% (di cui 26,6% uomini e 73,4% donne adulti, 38,3% ragazzi e 61,7% ragazze). L’età è così distribuita: 26,0% età dai 65 in su, 7,0% dai 55 ai 64 anni, 0,3% dai 45 ai 54 anni, 0,2% dai 35 ai 44 anni, 0,4% dai 25 ai 34 anni, 66,1% dai 15 ai 24 anni. I giovani sono distribuiti in liceali 61,43%, istituti tecnici 23,46%, istituti professionali 15,11%.
Fra i dati raccolti più significativa risulta l’ampia disinformazione di tutti, ancor più dei giovani, ma anche tra gli adulti più istruiti, circa il sistema idrico integrato. Altro dato significativo è un consistente pregiudizio degli adulti, rispetto ai giovani, sull’utilizzo civile dell’acqua dei fiumi e dei laghi depurata, che condiziona il giudizio sulla sicurezza dell’acqua potabile e sul controllo dell’acqua dell’acquedotto.
Una monografia raccoglie ed interpreta la rilevazione.
La ricerca, svolta a Vicenza ed in provincia nei mesi di aprile-maggio 2018, ha avuto la restituzione di 4.316 questionari con 77 items: 1.679 adulti frequentanti le Università adulti/anziani del Vicentino e 2.637 studenti delle scuole superiori della città di Vicenza e della provincia, equamente suddivisi nelle scuole frequentate (1.720 licei, 599 istituti tecnici, 318 istituti professionali).
I dati raccolti riguardano nell’insieme maschi per il 37,7% e femmine per il 62,3% (di cui 33,1% uomini e 66,9% donne adulti; 40,3% ragazzi e 59,7% ragazze).
Dalla ricerca risulta che i giovanissimi vivono già pienamente la condizione giovanile, senza, però, il macigno della precarietà del posto di lavoro. In loro si manifestano pienamente i valori indicati anche in altre ricerche. I giovani vivono in modo parallelo, con agganci precari con la famiglia di origine, con scarsi interessi all’attualità e all’organizzazione politica, sociale, religiosa; si conformano al presente senza riferimenti al passato e al futuro, orientati prevalentemente all’appagamento e allo svago.
La ricerca è edita nella monografia Giovani, lavoro, futuro. È preceduta da due studi monografici.
La ricerca, svolta a Vicenza ed in provincia nei mesi di aprile-maggio 2017, ha avuto la restituzione di 3.492 questionari con 98 items: 1.117 adulti frequentanti le Università adulti/anziani del Vicentino e 2.375 studenti delle scuole superiori della città di Vicenza e della provincia, equamente suddivisi nelle scuole frequentate (licei, istituti tecnici, istituti professionali). I dati raccolti riguardano nell’insieme il 39,5% di maschi e il 60,5% di femmine; gli adulti sono per il 34% uomini, 66% donne; 41,7% maschi e 58,3% femmine fra i giovani.
Dalla ricerca è emerso che c’è bisogno delle banche, anche se esse debbono aggiornarsi; poiché la sfida è la globalizzazione, esse devono mantenere il contatto con la clientela, aumentando la crescita della cultura finanziaria dei dipendenti, offrendo sempre maggiore trasparenza per poter essere usate in modo intelligente.
La ricerca è edita nella monografia Banche: uso intelligente. È preceduta da due studi monografici.
Sfogliando i vecchi album di famiglia e le pagine dei numerosi periodici locali (è il boom dei bollettini, dei fogli ciclostilati delle associazioni, dei fascicoli e numeri unici delle istituzioni diocesane e dei gruppi parrocchiali e dei rotocalchi, fenomeno editoriale tipico del periodo), si ricavano notizie non ancora fatte proprie dalla macro storia. Se gli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta sono stati la stagione in cui la trasformazione delle strutture economiche aveva marcato il passaggio di una Vicenza agricola ad una Vicenza industriale, gli anni Sessanta si connotano con la trasformazione di segni più radicali che riguardano comportamenti e modelli di pensiero e di vita.
La ricostruzione ha interessato edifici distrutti o rovinati dalla guerra, costruzioni per rispondere alle esigenze della popolazione in aumento demografico e attratta naturalmente in zone residenziali vicine al posto di lavoro, restauri, ampliamenti, abbellimenti, edilizia scolastica (1962 avvio della scuola dell’obbligo fino ai 14 anni), opere di accoglienza promosse dalle comunità locali, nonché l’edilizia delle parrocchie e delle famiglie religiose.
Ventiquattro diversi gruppi hanno ricercato le memorie ed i ricordi degli anni dell’immediato dopoguerra, nei maggiori centri del Vicentino. Dalla guerra la città e la provincia escono duramente colpite, seminate di lutti e di distruzioni. Compiti immani attendono la nuova classe dirigente. Ma sono anche tempi di idee e di progetti, sono i tempi del coraggio e dell’iniziativa.
I vari laboratori hanno prodotto una documentazione imponente di quella storia “dal basso”, vissuta dalla gente e sofferta da tutto un territorio di cui non c’è sempre una distinta percezione.
La documentazione è stata buona. In molti Comuni il materiale è stato presentato localmente. La ricerca complessiva è stata edita in un supplemento del giornale dell’Università adulti/anziani ed è disponibile nel sito.
Venticinque diversi gruppi hanno ricercato le memorie ed i ricordi degli anni della Seconda Guerra mondiale, nei maggiori centri del Vicentino e di Comuni contermini. Hanno prodotto una documentazione imponente di quella storia “dal basso”, vissuta dalla gente e sofferta da tutto un territorio di cui non c’è sempre una distinta percezione. È stata una ricerca non facile perché è un periodo ancora carico di precomprensioni, di ideologie e di ricordi legati alle famiglie, e ciò non aiuta la serenità richiesta per la ricerca storica.
La documentazione è stata buona. In molti Comuni il materiale è stato presentato localmente. La ricerca complessiva è stata edita in un supplemento del mensile dell’Università adulti/anziani ed è disponibile nel sito.
Scoperta dell’identità europea del proprio Paese
Quanto emerso a livello internazionale viene condiviso con i cittadini a livello locale: da un lato la comune identità dei paesi coinvolti e dall’altro il fenomeno dell’euroscetticismo. Verranno indagate le cause dell’euroscetticismo (mancanza di informazioni, come i media presentano l’Europa, UE non è solo economia e burocrazia).
Anche questa fase locale, impiegherà i metodi tipici dell’educazione non formale per coinvolgere nel modo più attivo possibile i cittadini.
Gli obiettivi di questa fase sono:
– Condivisione dei risultati dei precedenti incontri internazionali;
– Sensibilizzazione sulle cause dell’euroscetticismo
I temi affrontati saranno:
Le attività saranno svolte in diverse fasi:
I risultati che si prevede di raccogliere sono: la raccolta informazioni sulle conoscenze di partenza, l’aumentare la conoscenza storica del proprio territorio, la sensibilizzazione sul tema dell’identità, il diretto coinvolgimento dei partecipanti nella promozione del proprio paese, la produzione materiare fisico da presentare all’evento internazionale successivo.
Oggi la famiglia sta traversando una profonda crisi in tutti i paesi industrializzati che hanno fatto propria la cultura occidentale, ma lo è anche negli altri paesi quando si accoglie la cultura occidentale e cresce il tenore di vita, indipendentemente dall’identità delle popolazioni.
Per la prima volta nella storia, infatti, si sta scardinando il nesso che lega “matrimonio-famiglia-vita”, da sempre e giustamente ritenuto il motore della società umana.
In tale contesto, qualsiasi legame è troppo pesante: l’io prevale sul noi, l’individuo sulla società; (…) E vediamo che le famiglie si disperdono, si dividono, si ricompongono, tanto da poter affermare senza esagerazione che “la deflagrazione delle famiglie è il problema numero uno della società odierna.”
Su questo ed altri temi si sofferma il percorso proposto dall’Istituto Rezzara nei martedì di gennaio e febbraio 2020, nell’ambito dei percorsi interculturali.
Questo il programma:
14 gennaio Dibattito attuale sui modelli di famiglia (prof. Donatella Bramanti, Università Cattolica di Milano); 21 gennaio La famiglia nel messaggio biblico (prof. Marcello Milani, Facoltà teologica del Triveneto); 28 gennaio Appartenenze verticali ed orizzontali in Africa (dott. Donata Dalla Riva, CUAMM Padova); 4 febbraio Concezione islamica di famiglia (prof. Andrea Pin, Università di Padova); 11 febbraio Le confessioni cristiane a confronto sulla famiglia (prof. Marco Da Ponte, Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia); 18 febbraio La famiglia, anello di collegamento fra generazioni (dott. Lino Cavedon, psicologo psicoterapeuta).
Gli incontri si tengono in Via della Racchetta 9/c, Vicenza – zona ZTL – inizio ore 17.00
Gli incontri europei dell’Istituto Rezzara sono finalizzati alla conoscenza fra Stati vicini. Dopo la Croazia l’incontro del 2019, ha riguardato la Slovenia, realtà piccola ma piena di energia positiva. Significativi gli apporti di Ivo Jevnikar, già coporedattore RAI di lingua slovena, Dejiana Dilica, guida turistica, Mario Guderzo, già Direttore del Museo e Gipsoteca Antonio Canova di Possagno.
NETWORKING CULTURALE E DI SVILUPPO SOCIO-CULTURALE
(fine settembre 2019)
La cultura Arbëreshë è ancora oggi caratterizzata da elementi specifici che rendono la presenza delle comunità albanesi in Basilicata un elemento di forte arricchimento per la comunità locale nel suo complesso.
La specificità di tale cultura si rileva nelle tradizioni, nei costumi, nell’arte, nella letteratura, nei riti religiosi ancora oggi conservati gelosamente in molte comunità Arbëreshë.
Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di delineare e verificare l’attualità dei modelli culturali che rispecchiano ancora i valori dell’Arbëresh per un rinnovato sviluppo di un networking culturale.
Il progetto si articola in un convegno realizzato a Matera il 23 settembre 2019 e la visita alle comunità albanesi della Basilicata, Puglia e Calabria.
Il convegno ha esaminato i rapporti tra Italia e Croazia ripercorrendo le linee storico-artistiche del territorio della Repubblica di Croazia, l’ultimo Stato membro dell’Unione Europea (1° luglio 2013). Tra il 1102 e il 1918 fu unita al Regno d’Ungheria, seguendone le sorti; successivamente ha fatto parte della Jugoslavia fino al 1991, divenendone indipendente all’inizio delle Guerre dei Balcani. Gravi le ripercussioni del conflitto tra Serbia e Bosnia che si concluse con gli accordi di Daiton (1995). L’economia croata si basa prevalentemente sul terziario e sull’industria leggera. Il turismo riveste un’importanza crescente. Le autorità di Zagabria, sua capitale, prevedono una forte crescita economica nei prossimi anni, considerando che attualmente il Paese soffre a causa del deficit della bilancia commerciale e del debito pubblico. Alcune grandi compagnie commerciali si sono insediate nella Repubblica. La Croazia ha aderito alla NATO il 1° aprile 2009.
Italia-Croazia e strategie della macro-regione Adriatico-Ionica (prof. Giuseppe Dal Ferro, Direttore dell’Istituto Rezzara); Rapporti Italia-Croazia: ambiti di confronto e di cooperazione (prof. Egidio Ivetic, Università di Padova); Croazia, crogiolo di diverse esperienze: romana, veneziana, mitteleuropea, slava, ottomana (dott. Mario Guderzo, Direttore Museo e Gipsoteca Antonio Canova di Possagno).
Responsabilità, ma anche fiducia e consapevolezza sono state le parole chiave della conferenza dedicata agli aspetti educativi del rapporto tra giovani e adulti. Il ruolo di mediazione e filtro tra notizie e fruitore, oggi fortemente ridimensionato era tradizionalmente affidato ai giornali, è stato esaminato da alcuni giornalisti. Nell’epoca di tutto e subito, internet si propone come un mezzo immediato. Le risposte della scuola, della famiglia e dell’ambito religioso possono essere capaci di superare il silenzio dei giovani e l’attuale fragilità degli adulti.
Il programma è stato il seguente: 28 novembre: Lezione: Giovani, lavoro, futuro, ricerca 2018 (Lorenzo Parolin, giornalista); Dibattito con i giornalisti: Perché i giovani non leggono i giornali, Come i giornali presentano le problematiche giovanili ed affrontano i loro problemi (Lauro Paoletto, Alessandro Comin, Giandomenico Cortese, giornalisti); 29 novembre: Comunicazione: Alcuni dati della ricerca (Lorenzo Parolin, giornalista); Dibattito: Gli adulti di fronte ai problemi giovanili: aspetti educativi. Le risposte della scuola, della famiglia, dell’ambito religioso (Giovanni Zen, Preside liceo “Brocchi”; Silvano Bordignon, psicologo; Andrea Guglielmi, abate di Bassano del Grappa).
Nell’edizione di quest’anno si è esaminato l’atteggiamento dei giovanissimi ancora tipico dell’adolescenza, caratterizzato da una certa utopia e nella fiducia delle tecnologie quotidianamente presenti nelle loro mani, le quali sembrano offrire loro una potenza sconfinata. L’utopia li porta all’ipotesi di costruire una società nuova, diversa dall’esistente, a partire dal basso, capaci di aggregare e di indurre alla condivisione dei progetti, a sviluppare una creatività e una progettualità non verificabile.
Il programma è stato il seguente:
26 novembre: Futuro insicuro ed incerto dei giovani (prof. Daniele Marini, Università di Padova); Presentazione della ricerca 2018 “Giovani, lavoro, futuro” (dott. Antonio Zuliani, psicologo e psicoterapeuta); Futuro dei giovani e ruolo della scuola (prof. Francesco Crivellaro, preside Istituto “Martini” di Schio); 27 novembre: Tecnologie e “ricerca del senso” (prof. Giuliano Bergamaschi, Università di Verona); Giovanissimi, giovani ed adulti: quale relazione? (riferimenti della ricerca) (prof. Fabio Peserico, docente); Alleanze possibili per l’ascolto e l’accompagnamento (dibattito con Silvano Bordignon, psicologo, Giovanni Zen, preside, Flavio Marchesini, educatore).
Il 3° Colloquio del Mediterraneo ha avuto come tema “Presupposti culturali per un partenariato Europa-Africa. Dal superamento dei pregiudizi ad un confronto-dialogo alla pari”. Molti parlano di un partenariato Europa-Africa, alcuni per risolvere il problema dell’immigrazione, altri per motivi umanitari. Esso è possibile, ma non ha senso pensarlo solo sotto il profilo economico. Richiede sviluppo umano, cooperazione economica-aziendale, infrastrutture idonee, senza cadere in forme di corruzione o peggio in acquisto di anni. Sull’argomento si è voluto realizzare un dialogo alla pari con i Paesi africani del Maghreb e subsahariani, per individuare le priorità e le modalità di un possibile partenariato. I risultati sono stati positivi per capire un continente non facile da conoscere, che l’Europa non può ignorare.
Il programma è stato il seguente:
7 novembre: Presentazione del Colloquio (prof. Salvatore Mancuso, professore onorario di diritto africano, Centre for African Law and Society, Università di Xiangtan (Cina); già direttore del Centre for Comparative Law in Africa, Università di Cape Town – Sudafrica); Prima sessione: “Dimensione culturale: le varie tradizioni di fronte alla globalizzazione” (coordinata dalla prof. Ada Maria Florena, Pro-Rettore all’Internazionalizzazione dell’Università di Palermo); Interventi: Obiettivo comune: la qualità della vita (prof. Mhammed Talabi – dell’Università di Mohammadia – Marocco); La cultura fattore di integrazione (prof. Niowy Jean-Jacques Fall, Ispettore scolastico a Dakar – Senegal); Strutture democratiche (dott. Mustafa Toumi, del direttivo dell’Associazione Tunisini in Italia); Africa, globalizzazione, eliminazione della povertà estrema e della fame nell’Agenda 2030 (prof. Antonio La Spina, della LUISS Università Guido Carli di Roma); Seconda sessione: “Cooperazione internazionale e migranti come agenti di co-sviluppo nei Paesi di origine ed in Europa” (coordinata dal prof. Vincenzo Provenzano, dell’Università di Palermo); Interventi: La visione dell’Islam di fronte alle sfide economiche e finanziarie (dott. Abdelkader Semmari, Presidente onorario del Club Economique Algérien, ex Ministro); Esperienze di cooperazione aziendali Europa-Africa (imam Kamel Layachi, imprenditore, promotore di progetti di partenariato e di investimenti tra Algeria e Italia); Gli immigrati come agenti di co-sviluppo (dott. Nicoletta Purpura, direttrice Istituto di formazione socio politica “Pedro Arrupe” di Palermo); Cooperazione e co-sviluppo economico imprenditoriale (prof. Giuseppe Notarstefano, dell’Università LUMSA di Roma).
8 novembre: Terza sessione: “Cooperazione per il diritto alla vita e alla promozione umana nei Paesi africani (coordinata dal prof. Antonello Miranda, dell’Università di Palermo); Interventi: Cooperazione internazionale come agente di co-sviluppo nei Paesi africani (dott. Peter Lochoro, medico in Uganda – rappresentante Cuamm dei medici africani); Il sistema universitario e la cooperazione allo sviluppo (prof. Ennio Cardona, già Pro-Rettore Vicario dell’Università di Palermo); Presentazione ricerche; Dibattito con i rappresentanti esteri.
L’iniziativa è stata preparata da incontri organizzativi e di studio e dall’edizione di un dossier con le sintesi dei contributi presentati (Speciale Palermo, p. 16).
Nel 2017 il Rezzara ha attuato un Simposio su “Ripensare concretamente all’immigrazione”, tenutosi a Mazara del Vallo il 9 e 10 novembre, con il seguente programma:
9 novembre: Introduzione ai lavori coordinati da Nicoletta Purpura, Direttrice del Centro “Pedro Arrupe” – Palermo sul tema del Simposio; Nel Mediterraneo in gioco i valori dell’Europa (mons. Domenico Mogavero, Vescovo di Mazara del Vallo); L’immigrazione in Giordania (mons. Maroun Lahham, Arcivescovo di Giordania); L’immigrazione da ripensare: prospettive e criticità (Francesco Vigneri, Osservatorio Migrazioni dell’Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe” – Centro Studi Sociali – Palermo).
Primo focus: Politiche sull’immigrazione – coordinato da Giuseppe Notarstefano, Università degli studi – Palermo; Il Sistema SPRAR: limiti e prospettive (Elio Tozzi, Osservatorio Migrazioni dell’Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe” – Centro Studi Sociali – Palermo); La cooperazione con i Paesi terzi nel quadro delle politiche europee in materia di asilo e immigrazione (Guido Savasta, Osservatorio Migrazioni dell’Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe” – Centro Studi Sociali – Palermo); Europa ed Africa: un partenariato? (Giuseppe Dal Ferro, Istituto Rezzara – Vicenza);
10 novembre: Secondo focus: Accoglienza ed integrazione – coordinato da Ennio Cardona, già Università degli studi – Palermo; Conoscere i flussi migratori (Lucio Turra, Istituto di diritto internazionale per la pace “Giuseppe Toniolo” – Azione Cattolica italiana – Roma); Accogliere: fare spazio oltre l’emergenza (Valerio Landri, Caritas – Agrigento); Integrare: scommessa da vincere (Giacomo Peretto, Caritas – Vicenza); Minori non accompagnati e classi di età: nuove contraddizioni (Giuseppina Tumminelli, Osservatorio Migrazioni dell’Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe” – Centro Studi Sociali – Palermo); Terzo focus: Una nuova cultura – coordinato da Antonio La Spina, LUISS “Guido Carli” – Roma; Formare le coscienze ad una nuova cultura (Salvatore La Barbiera, Associazione culturale laici nella Chiesa e cristiani nella società – Alessandria della Rocca); La scuola palestra di civiltà (Eugenio Giannone, Ass. culturale laici nella Chiesa e cristiani nella società – Alessandria della Rocca); Dalla cultura al dialogo fra le culture (Ignazio Guggino, Associazione culturale laici nella Chiesa e cristiani nella società – Alessandria della Rocca); Cultura dell’inclusione e della solidarietà (Filippo Pendino, Ass. culturale laici nella Chiesa e cristiani nella società – Alessandria della Rocca); Informazione: una nuova narrazione sui migranti (Francesco Gasparini, Istituto Rezzara – Vicenza); Quarto focus: Giovani ed emigrazione – coordinato da Giuseppe Dal Ferro, Direttore dell’Istituto Rezzara, con interventi di Anna Staropoli, dell’Istituto di Formazione politica “Pedro Arrupe” – Centro studi sociali di Palermo; Amira Chaouch, attivista dei diritti umani e Naziha Tahar, mediatrice culturale nel Centro di accoglienza di Mazara del Vallo.
C’è l’impressione che i giovani vivano un mondo parallelo a quello degli adulti, con collegamenti solo indiretti attraverso la famiglia, nella quale permangono per un tempo prolungato ma della quale molte cose non condividono. Tale intuizione trova conferma in un’analisi del fenomeno di Massimo Livi Bacci secondo il quale i giovani nella società italiana si trovano privati delle loro prerogative (responsabilità, ruolo sociale, valorizzazione lavorativa, possibilità di formare la famiglia che desiderano) e confinati in uno “spazio d’azione” ristretto, nonostante il loro “spazio di vita” appaia dilatato. L’Istituto Rezzara, partendo da questa ipotesi, ha svolto una ricerca sociologica nel 2009 per individuare i luoghi e non luoghi giovanili di aggregazione e verificare in tal modo le conseguenze del loro non inserimento sociale e i caratteri del mondo parallelo nel quale vivono.
I dati raccolti riguardano il 45,1% uomini e il 54,7% donne, distribuiti fra le varie scuole superiori di cui il 60,1% licei, il 15,8% istituti tecnici e il 24,1% istituti professionali. L’età degli intervistati è risultata così distribuita: 14 anni (5,4%), 15 anni (12,4%), 16 anni (19,3%), 17 anni (26,2%), 18 anni (24,5%), 19 anni (10,1%), 20 e oltre (2,1%). Dalla ricerca è emerso chiaramente come i giovani vivano un mondo parallelo, con agganci precari alla famiglia d’origine, non interessati dall’attualità e dall’organizzazione politica, sociale e religiosa della società; si conformano al presente senza molti riferimenti al passato e al futuro, orientati prevalentemente alla ricerca immediata di un certo appagamento e svago. Abbastanza debole è risultata da parte loro la richiesta di luoghi formativi rispetto alle occasioni di incontro esistenziale. Ci si chiede se i non luoghi ricercati dai giovani, quali i pub, i bar e locali simili non siano indicativi di una situazione di parcheggio sociale prolungato subìto, senza responsabilità e senza chiare prospettive per il futuro. Per saperne di più: I giovani dell’ultima generazione
L’Istituto Rezzara ha realizzato nel 2013 un’indagine sociologica, coinvolgendo giovani studenti delle superiori ed adulti della provincia di Vicenza. Dei 10.000 questionari somministrati con 81 items, ne sono stati esaminati 7.029, provenienti 1.413 dagli iscritti delle Università adulti/anziani del Vicentino e 5.616 dagli studenti delle scuole superiori di Vicenza e provincia.
Nell’insieme è apparsa una pratica assidua di qualche sport pari ai 2/3 sia dei giovani sia degli adulti, un generale giudizio critico sullo sport mercato, anche se differenziato, e un uso del doping giudicato di circa il 10% nello sport dilettantistico e comune in certi tipi di sport professionistico come il ciclismo (80,2%), il calcio (47%) e gli altri sport (46,6). Preoccupa la diffusione del doping per i giovani all’inizio dell’esperienza sportiva, talvolta incoraggiati da genitori e dirigenti sportivi per potersi affermare.
Per saperne di più: “Gioco e sport fra sviluppo umano e dipendenza” (pdf 1,7 mb)
La ricerca sociologica dell’Istituto Rezzara è stata svolta nel 2016 con la restituzione di 7.090 questionari con 65 items ed ha elaborato le risposte, di cui 2.017 adulti sessantacinquenni frequentanti le Università adulti/anziani del Vicentino e 5.692 di studenti delle scuole superiori della città di Vicenza e della provincia, equamente suddivisi nelle scuole frequentate (licei, istituti tecnici, istituti professionali). La provenienza è suddivisa tra Vicenza, hinterland e provincia. I dati raccolti riguardano nell’insieme il 45,7% di uomini e il 50,3% di donne; gli adulti sono per il 29,2% uomini, 70,8% donne.
Dalla ricerca è emerso chiaramente l’intreccio nei rapporti quotidiani fra “cultura dell’identità” e “cultura della relazione”, la complementarietà fra uomo e donna e fra cultura tecnica e cultura umanistica. L’esasperazione dell’identità porta al conflitto e alla guerra, dalla relazione alla stasi dello sviluppo per mancanza di decisionalità. Dall’analisi dei dati è emerso che la cultura dell’identità, ossia della consapevolezza di sé di fronte agli altri è più presente negli uomini, nelle persone con minor istruzione e negli istituti tecnici.
La cultura della relazione è maggiore nelle donne, nelle persone con maggior istruzione e nei frequentanti i licei. Affiora infine l’esigenza di una educazione dei sentimenti, che traducono le convinzioni in rifiuti o in aperture, dominano le relazioni, favoriscono l’irrigidimento o il mettersi in discussione delle persone. Alla base c’è il senso del limite da maturare interiormente, il quale apre alla complementarietà dell’altro.
Per saperne di più: “L’incontro con l’altro”(pdf 2,7mb)
L’Istituto Rezzara ha svolto la ricerca nel 2015. Sono stati diffusi circa 7.000 questionari con 79 item e ne sono state elaborati 5.976, di cui 1.900 relative agli adulti e 4.076 ai giovani delle scuole superiori della città di Vicenza e della provincia. I dati raccolti riguardano per gli adulti il 26,8% uomini ed il 73,2% donne; per i giovani il 41% uomini ed il 59% donne. L’età degli adulti è per il 70% dai 65 anni in su, gli altri hanno età fra i 55 ed i 64 anni (28%) e tra i 45 ed i 54 anni (2,7%). I giovani sono distribuiti in liceali 40,2%, istituti tecnici 36,1%, istituti professionali 23,7%. Internet è utilizzato ampiamente nella ricerca di informazioni. Degli adulti che accedono alla rete, 91,1% sono gli adulti che voglio fare ricerca, mentre i giovani sono il 98,6%; lo usano per la posta elettronica l’86% degli adulti informatizzati, e l’85,3% dei giovani. Per questi ultimi è anche lo strumento per scaricare musica, film, foto (adulti 54,1%, giovani 93%), per lo studio e/o il lavoro (adulti 68,1%, giovani 94,7%) e per fare acquisti (adulti 41,3%, giovani 72,3%). Circa le percentuali riferite, i giovani affermano di ricercare “sempre” le informazioni per il 69,3% e di scaricare musiche, film e foto per il 58,8%. Limitato è l’uso di Skype (adulti 54,1%, giovani 50,4%) ed anche l’utilizzo degli strumenti per gioco (adulti 38,7%, giovani 64,4%). Dall’insieme della ricerca è emerso che i giovani (nativi in rete) hanno una abilità tecnica sorprendente e una scarsa capacità di contestualizzazione e di sintesi, al contrario gli adulti (immigrati in rete) buona capacità di giudizio e di gerarchizzazione e minore abilità tecnica.
Per saperne di più: “Cambiati dalla rete” (pdf 2,8mb)
L’Istituto Rezzara ha realizzato nel 2014 un’indagine per registrare se vi è stato o meno un cambiamento di mentalità sul tema “donna” fra adulti del Vicentino ed un campione significativo delle province di Bari e Matera.
Le persone coinvolte nell’indagine sono state complessivamente 2.402, di cui 1.546 a Vicenza e provincia e 856 a Bari e Matera e rispettive province, così suddivisi: per Vicenza 358 uomini (23,2%) e 1.188 donne (76,8%), per Bari e Matera 201 maschi (23,5%) e 655 femmine (76,5%). I dati degli intervistati complessivamente sono stati, a seconda delle età: con meno di 55 anni 9,6%, 55-64 32,6%, 65-74 41,2%, 75 ed oltre 16,6%; a seconda dell’istruzione: elementare 20,9%, media 31,1%, professionali 13,6%, diploma 28,7%, laurea 5,7%.
Dall’insieme è emersa una buona recezione da parte delle donne delle istanze promosse dai movimenti di emancipazione femminile, secondo la loro più recente espressione, aliena dagli estremismi dei decenni precedenti; mentre tra gli uomini compaiono alcune resistenze e una concezione di femminismo radicaleggiante, qual era nel passato. Permangono, inoltre, forme di oppressione delle donne, fra le quali l’uso della violenza in famiglia, stimata dalla ricerca nel 45,7% dei casi. È da notare che alla domanda se sia presente oggi violenza il 24,6% ha risposto “non so” e solo il 29,7% “no”. Emerge inoltre un problema legato al genere maschile, spesso incapace di trovare un’identità precisa.
Per saperne di più: “La donna tra tradizione ed emancipazione” (624kb)
L’Istituto Rezzara ha orientato e guidato gruppi di adulti ad evidenziare il grande cambiamento avvenuto negli stili di vita, a partire dai mutamenti intercorsi nel mondo dell’alimentazione. Particolare attenzione è stata data alla figura della donna che era il cuore pulsante e la silenziosa amministratrice della famiglia. Essa accendeva il fuoco e predisponeva il menù. I tempi di cottura dei cibi erano molto lunghi, per cui tutta la mattina la donna era impegnata: la polenta doveva cuocere lentamente, la panà bollire per ore. I prodotti si reperivano direttamente dai campi, dall’orto e dai pollai; l’acqua dal pozzo; la pasta veniva confezionata in casa con farina, uova e mattarello. Qualche ingrediente doveva essere comperato, regolarmente con il baratto. Si andava dal casolin e si comperava 30 schei di conserva ed il corrispettivo de un ovo de oio. Qualcuno degli intervistati ha osservato che si poneva attenzione anche all’uso del sale e non per ragioni dietetiche.
Nella ricerca di testimonianze, usi raccontati e tramandati dai genitori, di nonni o vissuti in prima persona, sono state interessate oltre 3.500 persone.
La monografia che le raccoglie è: “Cibi ed alimenti nel tempo” (2013)
L’Istituto Rezzara nel 2010 ha attuato una ricerca sociologica, al fine di capire come in Italia sia concepita la cittadinanza e quale valore si attribuisca ad essa. Sono state coinvolte 8.425 persone di cui 5.974 giovani e 2.451 adulte, in due province, Vicenza (giovani 3.747, adulti 1.835) e Bari (giovani 2.227, adulti 616). Il confronto giovani ed adulti consisteva fra chi era sotto i 20 anni e chi era sopra i 50, cioè fra le due generazioni che consentono di cogliere meglio il cambiamento in atto.
La ricerca ha evidenziato che negli adulti la cittadinanza risulta legata all’appartenenza e al territorio, nei giovani invece all’idea di cittadinanza sociale da costruire ogni giorno attraverso la vita fatta di relazioni, di volontariato e solidarietà. In questo quadro emerge, in modo molto accentuato, l’identità con gli amici, primo abbozzo di cittadinanza sociale, ma assai fragile e senza futuro, se non si evolve in relazioni stabili di solidarietà e di progettazione condivisa. È una cittadinanza che, secondo loro, cresce con le iniziative di solidarietà nazionale, piuttosto che con la scuola e le feste nazionali. Una certa stima è espressa nei confronti della bandiera e dell’inno nazionale. Negli adulti permane in parte la cittadinanza etno-nazionale, legata al paese da amare e da difendere contro le aggressioni esterne, da far proteggere anche dallo Stato.
Si può concludere che a Vicenza e a Bari i giovani superano nettamente la concezione di cittadinanza legata al territorio, in parte presente negli adulti. A Vicenza è più netta la direzione verso una cittadinanza sociale, mentre è minore a Bari, dove emerge maggiormente l’esigenza di una cittadinanza giuridicamente garantita. Per saperne di più: “Cittadinanza e democrazia” (pdf 1,6mb)
La società odierna è sempre più interconnessa con le tecnologie informatiche, che collegano i continenti in tempo reale. Ad occupare i nuovi spazi e le nuove possibilità sono stati gli scambi economici, commerciali e finanziari, al punto tale da assumere un ruolo preponderante nella vita dei popoli e delle persone.
Se ciò ha creato indubbiamente benessere e possibilità di sviluppo, ha posto all’uomo problemi di libertà e di autonomia, perché egli, pur servendosi dell’economia, è aperto all’infinito e alla creatività.
La quattordicesima edizione del corso “percorsi del sacro” è finalizzata a cogliere le enormi possibilità dell’economia come mezzo a servizio dell’uomo, interrogando a tale proposito quanto suggeriscono l’ebraismo, l’islamismo ed il cristianesimo.
Le lezioni programmate si concluderanno con indicazioni relative ad un’economia di comunione e con le esigenze etiche affinché l’economia possa essere a servizio dell’uomo.
Il programma e stato il seguente: 16 gennaio 2018 “Economia e finanza, motori del progresso? A quali condizioni?” (prof. Ignazio Musu, Università Ca’ Foscari di Venezia); 23 gennaio “L’uomo responsabile del creato e dello sviluppo” (prof. Stefano Cavalli, Preside Istituto ecumenico San Bernardino di Venezia); 30 gennaio “Concetto di “giubileo” biblico: un ideale praticabile?” (prof. Piero Stefani, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano); 6 febbraio “Economia ed etica del commercio nell’Islam” (prof. Massimo Campanini, Università di Trento); 13 febbraio “Capitalismo ed etica protestante” (prof. Piergiorgio Grassi, Università di Urbino); 20 febbraio “Economia di comunione” (prof. Benedetto Gui, Istituto universitario “Sophia” di Loppiano – Firenze); 27 febbraio “Comportamento etico in economia” (prof. Simona Beretta, Università Cattolica di Milano); 6 marzo “Rapporto figura e ricchezza nelle icone” (prof. Agata Keran, Istituto superiore di scienze religiose di Rimini e di Monte Berico e coordinatrice dell’Area Educazione Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari).
La preghiera, da tempo immemorabile, è chiamata respiro dell’anima.
Pregare è vivere consapevolmente e responsabilmente nella presenza di Dio. È un atteggiamento delle nostre menti e dei nostri cuori che si esprime anche senza parole e che dimora anche quando la parola è passata dalle nostre labbra. Nella preghiera l’uomo percepisce la profondità del suo essere persona e la sua tipica soggettività. Da un lato la preghiera è indice della nostra debolezza, dall’altro è espressione di fede perché espressione della vita personale di un uomo con il suo Dio.
Il programma è stato il seguente: 15 gennaio: “Preghiera e pensiero” (prof. Massimo Cacciari, Università vita-salute San Raffaele di Milano); 22 gennaio “La preghiera come ricerca e come fede” (prof. Giuseppe Giordan, Università di Padova); 29 gennaio “Devozione e meditazione nel Buddhismo” (prof. Giangiorgio Pasqualotto, Università di Padova); 5 febbraio “Induismo: Il suono è sacro” (dr. Svaminī Haṃsānanda Ghiri, vice presidente dell’Unione Induista italiana); 12 febbraio “La filosofia del culto in Pavel A. Florenskij” (prof. Natalino Valentini, Direttore dell’Istituto di scienze religiose “Marvelli” di Rimini); 19 febbraio “La liturgia cristiana: il mistero celebrato e pregato” (prof. Luigi Girardi, Preside Istituto teologico Santa Giustina di Padova).
Testo che va inserito dentro al popup. Qui si possono mettere testo normale, link, immagini, etc…
Il giornalismo è veritiero o frutto di una sua manipolazione. Fra i temi in discussione è la funzione pubblica dell’informazione in contrasto con la privacy, la documentazione giornalistica ed il diritto di cronaca, le tecniche subdole con cui si può manipolare l’informazione senza incorrere nella denuncia. Oggi preoccupano i dossieraggi che velano i veri problemi del Paese e impediscono un vero dibattito sui temi dell’economia e della politica. I giornali, per tradizione gli strumenti della democrazia, sono stati asserviti agli interessi particolari e alle lotte politiche intestine.
Il programma è stato il seguente: 1 dicembre 2010 – “L’informazione strumentalizzata” – interventi: Angelo Squizzato, giornalista; Antonio Zuliani, psicologo; Carmelo Ruberto, Procuratore della Repubblica di Bassano del Grappa; 2 dicembre 2010 – “Giornali, inchieste e dossieraggio” – interventi: Ivano Tolettini, Giandomenico Cortese ed Emanuele Borsatto, giornalisti; Fabio Pinelli, penalista; ha introdotto e coordinato il Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara.
Una connivenza conflittuale associa coloro che detengono il potere e i cittadini: i primi desiderano governare senza contestazioni e sono inclini a disincentivare la partecipazione; i secondi trovano più comodo lasciar fare ad altri, magari mugugnando fra loro, salvo intervenire quando sono toccati nei propri interessi. La democrazia invece richiede responsabilità ed impegno di tutti per il bene comune, parola non compresa abbastanza in tutte le sue implicanze. Come ridestare l’interesse dei cittadini per l’impegno politico, in una situazione come l’attuale di disinteresse e a volte di disgusto? La base però è la consapevolezza della propria “cittadinanza” e l’azione formativa delle persone, responsabili dei beni pubblici, non per delega, fanno l’uomo responsabile del proprio futuro ed artefice della storia.
Programma
Il programma è stato il seguente: 7 novembre – “La partecipazione sociale: diritto e dovere” (Michele Marzulli, Università Cattolica di Milano); “Il principio di sussidiarietà” (Gian Candido De Martin, LUISS di Roma); 8 novembre – “Riappropriazione della città” (Domenico Patassini, IUAV di Venezia); tavola rotonda “Gestione responsabile dei servizi pubblici: sicurezza, mobilità, acqua, verde e decoro” (Paolo Colla, Presidente Azienda Industriale Municipalizzata, Antonio Marco Dalla Pozza, Assessore Comunale alla mobilità, Carlo Frighetto di Confindustria Vicenza, Dirigente Associazione Industriali); mercoledì 9 novembre – “Responsabilità dei beni comuni” (Pier Francesco Ghetti, Università Ca’ Foscari Venezia); tavola rotonda “I beni indivisibili: pace sociale, ambiente, salute e sviluppo” (Paolo Fortuna, direttore Servizi Sociali Azienda ULSS 6, Luciano Vescovi di Confindustria Vicenza, Dirigente Associazione Industriali, Iusuf Hassan Adde, Assessorato ai Servizi sociali).
Se fino a qualche temo fa la dipendenza era associata alla droga, oggi è riscontrata come conseguenza di fatti normali, come l’uso dell’alcol e del gioco. Più nota è la dipendenza da alcol, meno la consapevolezza della schiavitù determinata dal gioco d’azzardo. Si arriva a ipotizzare oggi la malattia del gioco (ludopatia), che altera il comportamento globale della personalità e distrugge le famiglie. Nel caso dello sport, divenuto grande mercato, il successo è d’obbligo e di conseguenza l’uso del doping diventa comune, alterando i risultati e diventando compromissione fisica per gli atleti.
Programma
Il programma è stato il seguente: 5 novembre – “La dipendenza psicologica vista dal sociologo, dallo psicologo, dal parlamentare”: Giancarlo Rovati, Università Cattolica S. Cuore di Milano; Antonio Zuliani, psicologo e psicoterapeuta; Daniela Sbrollini, deputato al Parlamento; 6 novembre – “Uso e dipendenza dall’alcol: i risultati della ricerca” (Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara); “Aspetto medico” (Vincenzo Balestra, direttore del Servizio Territoriale per le Tossicodipendenze e l’Alcolismo, SerT di Vicenza); “La risonanza nei media” (Gian Marco Mancassola, giornalista de “Il Giornale di Vicenza”); “Le strategie pedagogiche” (Gianni Zen, preside Liceo “Brocchi” – Bassano); 7 novembre – “Dipendenza da gioco: i dati della ricerca” (Giuseppe Dal Ferro); “L’impegno dei politici” (Tommaso Ruggeri, Assessore comunale allo Sviluppo economico); “Dimensione economica del gioco” (Roberto Fini, Università degli studi di Verona – Polo universitario di Vicenza); “Le strategie pedagogiche” (Edoardo Adorno, preside Liceo “Quadri” – Vicenza).
Gioco e sport appartengono alla vita umana e allo sviluppo psico-fisico della personalità. Attraverso il gioco si sviluppano nel bambino creatività, autonomia, uso delle cose. Attraverso lo sport si irrobustisce il fisico, si sviluppa la vita di relazione, si impara a vivere secondo alcune regole. Purtroppo gioco e sport oggi sono manipolati dal mercato, strumentalizzati dai mass-media a fini pubblicitari e finiscono per diventare “dipendenza” per le persone fragili.
Programma
9 dicembre – presentazione della ricerca: “Sport fra sviluppo umano e mercato” (Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara); dibattito: Massimo Manduzio, “Il Giornale di Vicenza”; Umberto Nicolai, Assessore comunale allo sport; Sergio Serafin, Centro sportivo italiano; 10 dicembre – “Il gioco del calcio” (Damiano Tommasi, Presidente Associazione Calciatori); “Calcio e legislazione” (Tonino De Silvestri, Università Ca’ Foscari Venezia); 11 dicembre – “La cultura del corpo” (Antonio Zuliani, psicoterapeuta); “Il ruolo delle associazioni sportive” (Marco Franceschetto, delegato provinciale Coni); “Aspetti educativi dello sport” (Sira Miola, coordinatore E.F. provinciale); “I licei sportivi” (Pietro Sergio Cervellin, Preside).
Negli ultimi sessant’anni l’evoluzione del pensiero e del costume di vita della donna, sotto lo stimolo del femminismo e dell’esperienza democratica, è stata davvero ingente. Dal patriarcato e dall’autoritarismo presenti in Italia ancora negli anni Cinquanta, si è giunti a una quasi parità fra uomo e donna, anche se permangono residui dei tempi addietro. Ci si chiede se il passato sopravvive ancora nelle persone adulte e come sia da esse interpretato il nuovo modo di essere donna.
Programma
Il programma è stato il seguente: 11 novembre – “Evoluzione del neo-femminismo” (Assunta Steccanella, Facoltà teologica del Triveneto); “Problema di gender” (Andrea Pozzobon, Istituto Universitario Salesiano di Venezia – IUSVE); 12 novembre – Presentazione della ricerca (Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara); Tavola rotonda: confronto fra le associazioni femminili (Goretta De Battisti, Cif; Caterina Pozzato e don Andrea Guglielmi, Azione Cattolica; Massimo Zilio, Acli); presiede Giuseppe Dal Ferro; 13 novembre – “La donna musulmana in Italia” (Nibras Breigheche, teologa musulmana e membro del direttivo dell’Associazione delle donne musulmane in Italia – ADMI); Tavola rotonda: “Politiche, la donna nella famiglia e nella società” (Isabella Sala, Assessore comunale alla Comunità e alle famiglie; Ornella Galeazzo, Commissione Provinciale Pari opportunità; Loretta Doro, Camera di Commercio); introduzione e presidenza di Lorenza Leonardi, Cisl di Vicenza.
La società attuale è percorsa da cambiamenti sociali e politici profondi ed è in continua evoluzione, per cui non è facile intravederne gli esiti. Motori del cambiamento sono le nuove forme di comunicazione elettronica, che hanno ampliato a dismisura l’informazione, abbattuto ogni frontiera nazionale, resa più facile ed esigente la partecipazione, aumentate le conflittualità sociali ed anche le forme di illegalità. In questo scenario si è proposto lo studio ed il confronto tra due fasce di popolazione, quella costituita da coloro che sono “immigrati” nella comunicazione digitale, cioè i sessantacinquenni, educati e cresciuti nell’esperienza precedente ed ora solo in minima parte entrati nella nuova prospettiva, e i giovani inseriti fin dalla nascita nel contesto comunicativo e relazionale attuale.
Programma
Il programma è stato il seguente: 16 novembre – “Le relazioni al tempo della ‘rete’” (Alessio Surian, dell’Università di Padova); “Potenza e vulnerabilità della tecnica” (Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara); 17 novembre – “Alfabetizzazione informatica delle persone anziane” – Presentazione della ricerca sociologica del Rezzara 2015; sono intervenuti: Filippo Zanetti, Assessore alla semplificazione ed innovazione; Lucia De Antoni, psicologa IPAB Trento-Salvi; Daniela Repele, Università adulti/anziani; Monica Rossi, insegnante di informatica nelle Università adulti/anziani; 18 novembre – “Scuola e digitale: quale rapporto?” – Presentazione della ricerca sociologica del Rezzara 2015; sono intervenuti: Giorgio Corà, Dirigente MIUR – Ufficio ambito territoriale n. 8 – Vicenza; Maria Rosa Puleo, Dirigente Liceo “Fogazzaro” di Vicenza; Antonella Sperotto, Dirigente Istituto “Ceccato” di Montecchio Maggiore; Pier Paolo Frigotto, Dirigente Istituto comprensivo “Parise” Arzignano e Montorso Vicentino.
Al superamento dei confini, conseguente alle nuove tecnologie digitali e alla globalizzazione dei mercati, sembra corrispondere nelle persone e nei popoli oggi un’accentuazione di spaesamento, di chiusura, di difesa. Si diffonde un esasperato individualismo teso alla difesa dei propri interessi; si costruiscono muri di divisione contro tutto e tutti; si moltiplicano le guerre per assicurarsi la supremazia sull’altro. La violenza e la non solidarietà prevale sia nei rapporti di famiglia sia nel contesto internazionale. Urge oggi ripensare ad una società dell’intercultura, la cui realizzazione risulta una priorità: regole comuni per la convivenza, luoghi di incontro e di dialogo, percorsi formativi e di educazione alle differenze, rispetto delle culture a partire da quelle del territorio.
Dal Simposio è emerso l’intreccio fra la cultura dell’“identità” e quella della “relazione”, la prima orientata all’affermazione di sé, dei propri interessi e prerogative, la seconda attenta all’altro, alle sue necessità e ai suoi bisogni. Pur trattandosi solo di linee tradizionali, si è riscontrata quella dell’“identità” più presente negli uomini, nelle persone con minore istruzione di base, nei giovani frequentanti gli istituti tecnici e professionali. La cultura della “relazione” è emersa in particolare fra le donne, le persone più istruite, i ragazzi dei licei.
Programma
Il programma è stato il seguente: 7 novembre: “Chi è l’altro?” (Antonio Zulato, docente Istituto Rezzara); “Relazione cardine della vita” (Antonio Zuliani, psicologo-psicoterapeuta); 8 novembre: “Educazione all’alterità” (Maria Rosa Puleo, preside Liceo “Fogazzaro”); Dati della ricerca (Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara); Dibattito con le scuole superiori (a cura dei Dirigenti scolastici Giorgio Corà, Marina Maino e Francesco Crivellaro); 9 novembre: “Complementarietà uomo e donna” (Beatrice Brogliato, psicologa); Dati della ricerca (Giuseppe Dal Ferro); Dibattito con le Università adulti/anziani (a cura delle coordinatrici delle Università adulti/anziani: Raffaella Castagna, Lucia Lucatello, Maria Pegoraro).
La felicità è un argomento scomodo. Riprendiamo alcune opinioni da una ricerca tra gli iscritti dell’Università Cattolica di Milano. “Credo sia uno stato emotivo individuale, che raramente si può raggiungere da soli. Pertanto, la possibilità di essere felici è data in gran parte dalla relazione con l’altro” ha scritto una studentessa di sociologia. Un’altra universitaria ha affermato che, “per poter raggiungere la felicità, ognuno di noi deve donarne un po’ all’altro, perché sono convinta che, se ognuno regala un po’ della sua felicità, raggiunge la sua”. Uno studente di scienze politiche ha scritto che raggiungere la felicità è possibile, “basta entrare nell’ottica di accontentarsi di ciò che si ha e valorizzare ciò. La competitività estrema, l’invidia, il desiderio di voler sempre più rendono difficile il raggiungimento della felicità, in quanto non si sarà mai completamente soddisfatti”. Interessante quanto ha scritto un’altra intervistata: “Non è mai facile essere felici. Il percorso è spesso fatto di rinunce, di difficoltà, ma quando una persona si rende conto di quello che gli è stato donato, delle cose belle, delle persone che la circondano e riesce ad apprezzare ciò che si è raggiunto, non ha ‘prezzo’”. Emerge frequentemente tra le numerose risposte degli studenti l’idea semplicistica che l’itinerario verso la felicità sia un momento di estasi oppure un aspetto di benessere rintracciabile nel quotidiano. In realtà, il percorso è assai complesso; emergono aspetti apparentemente contraddittori, come la fatica, la rinuncia, il dono di sé, la propria libertà, la consapevolezza, l’accettazione di sé.
Il programma è stato il seguente: 21 gennaio – “Felicità e salvezza nel Cristianesimo” (Cesare Bissoli, Pontificia Università Salesiana di Roma); 28 gennaio – “Lo Shalom ebraico” (Piero Stefani, Istituto studi ecumenici San Bernardino di Venezia); 4 febbraio – “Islam: l’abbandono in Dio” (Riccardo Redaelli, Università Cattolica di Milano); 11 febbraio – “Il Buddhismo proposta di liberazione antropologica” (Mariangela Falà, Vice presidente Unione Buddhista Italiana); 18 febbraio – “Forme di autorealizzazione personale” (Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara di Vicenza); 25 febbraio – “Dimensione socio-politica della felicità” (Enzo Pace, Università di Padova); 4 marzo – “Benessere e felicità nella storia: utopia o realtà?” (Luciano Padovese, Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale); 11 marzo – “La santità nell’iconografia bizantina e russa” (Michele Bacci, Università di Siena).
L’uomo si è sempre interrogato sull’origine del male e sulle sue conseguenze, spesso atroci, verificatesi lungo la storia. Tentare un’analisi del male, in un mondo occidentale sempre più in crisi, è un’operazione non così scontata, specie se si considera che uno dei fondamenti della società consumistica e capitalistica è quello di nascondere il male, di non farlo vedere, di non interessarsene. Fëdor Dostoevskij, primo a fare una radiografia del bene e del male, ha saputo indicare come riconoscere la dialettica del male che si presenta sempre nella prospettiva del bene. Gli uomini sono oggi portati a credere nella conciliabilità tra il bene e il male, ma arrivano alla distruzione nichilistica di Dio e della libertà. Una risposta può venire da Davide Maria Turoldo che indica una doppia seduzione del nulla e del tutto: “Bisogna essere eroi che, con ostinazione, non si lasciano sconfiggere dalla vertigine del male e del rancore, mossi dalla vertigine di stupore e di felicità che muove il cammino interiore”.
Il programma è stato il seguente: 20 gennaio – “Il biblico ‘porrò inimicizia’” (Adriano Tessarollo, Vescovo di Chioggia); 27 gennaio – “Radici filosofiche del nichilismo” (Georg Sans, S.J., Pontificia Università Gregoriana di Roma); 3 febbraio – “Il male: quale l’origine?” (Carla Poncina, Liceo Pigafetta di Vicenza); 10 febbraio – “La presenza del male nella cultura giovanile” (Carlo Buzzi, Università di Trento); 17 febbraio – “L’uomo tenebroso degli autori russi” (Emilia Magnanimi, Università Ca’ Foscari Venezia); 24 febbraio – “Il male nelle religioni orientali” (Antonio Rigopoulos, Università Ca’ Foscari Venezia); 2 marzo – “Salvezza antropologica e salvezza religiosa” (Piergiorgio Grassi, Università di Urbino); 9 marzo – “Il diavolo e i suoi emissari nell’iconografia medievale e bizantina” (Michele Bacci, Università di Friburgo, Svizzera).
L’uomo, avvolto nel Mistero ultimo ed ineffabile, sviluppa la sua religiosità interrogandosi circa l’orizzonte finale della sua esistenza e così finisce per aprirsi all’Assoluto. A grandi linee, le rappresentazioni dell’Assoluto si presentano in due categorie con tratti nettamente distinti e definiti: una trascendenza teistica e una introspezione psicologica a sfondo monistico. La trascendenza teistica è caratterizzata dal monoteismo storico profetico, dove un Dio creatore, distinto dal mondo e dall’uomo, si fa presente nell’esperienza umana e stabilisce con l’uomo un rapporto particolare. L’introspezione monistica parla di un grande sé anonimo, indifferenziato, impersonale, che contiene tutte le cose.
Il programma è stato il seguente: 18 gennaio – “Il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe” (Rinaldo Fabris, della Facoltà teologica del Triveneto); 25 gennaio – “Politeismo di ieri e di oggi” (Paolo Mastandrea, Università Ca’ Foscari Venezia); 1 febbraio – “Il Dio di Gesù Cristo” (Bruno Maggioni, Università Cattolica Sacro Cuore di Milano); 8 febbraio – “Forme di idolatria socio-politica” (Enzo Pace, Università di Padova); 15 febbraio – “L’‘uno, dai molti volti’” hindu (Antonio Rigopoulos, Università Ca’ Foscari Venezia); 22 febbraio – “Allah, un mistero impenetrabile” (Kamel Layachi, iman-responsabile nazionale del Dipartimento dialogo interreligioso e formazione Consiglio delle relazioni islamiche italiane – C.R.I.I.); 1 marzo – “La ricerca del non credente” (Piergiorgio Grassi, Università di Urbino); 8 marzo – “La costruzione dell’immagine di Cristo” (Michele Bacci, Università di Friburgo – Svizzera).
Il corso si proponeva di analizzare la presenza della violenza in molte manifestazioni religiose.
La religione è stata sempre la fondamentale maestra d’umanità, la fonte dell’autocoscienza umana. Alle domande di senso (chi sono, da dove vengo o dove vado) hanno sempre risposto le religioni. Fino a poco tempo fa il rapporto tra violenza e religione era sostanzialmente trascurato. Oggi, grazie soprattutto agli studi di René Girard, che ha colto il nesso essenziale tra violenza e religione, vi è una maggiore consapevolezza sull’argomento. La violenza nella religione non è attribuibile solo alla cattiva volontà degli uomini, ma è prodotta anche dalla religione stessa. Oggi è diffusa la convinzione – diventata quasi un luogo comune – che la religione, o la verità, che si pone come assoluto, generi violenza. Ma l’assenza di religione non elimina la violenza. Nelle giovani generazioni è diffusa una violenza che nasce dalla mancanza di verità.
Il programma è stato il seguente: 17 gennaio: “Le battaglie dell’Antico Testamento e la pace di Cristo” (Gianni Cappelletto, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale); 24 gennaio: “Le guerre di religione nella storia” (Marco Bartoli, Libera Università Maria Assunta di Roma); 31 gennaio: “Colonizzazione e diffusione della fede” (Riccardo Burigana, Istituto Ecumenico S. Bernardino di Venezia); 7 febbraio: “Teoria sacrificale e teoria mediatoria del sacro: confronto con René Girard” (Giuseppe Fornari, Università di Bergamo); 14 febbraio: “L’integralismo islamico: origine e sviluppo” (Massimo Campanini, Università di Trento); 21 febbraio: “Buddhismo, via della pace” (Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara); 28 febbraio: “Le religioni fonte di pace o di conflitto?” (Piergiorgio Grassi, Università di Urbino); 7 marzo: “La lotta contro il male: l’arcangelo Michele, san Giorgio e altri santi soldati nell’iconografia medievale” (Michele Bacci, Università di Friburgo, Svizzera); 14 marzo: “L’armonia proposta dal Buddismo” (Mariangela Falà, Vicepresidente Unione Buddista Italiana).
Il desiderio di esplorare “l’oltre” è radicato negli uomini e li accompagna per tutta la vita: la spinta a superare l’orizzonte limitato delle proprie percezioni sensoriali e a volgere lo sguardo verso l’infinito nasce sin dall’infanzia e si protrae per tutta la vita. La ricerca dell’oltre, che non trova risposta in nessuna realtà finita, può essere determinata da molteplici ragioni e manifestarsi attraverso forme e dimensioni molto lontane tra loro. La tensione verso l’infinito nasce dalle difficoltà di trovare nel presente una ragione all’esistenza, ma anche dal desiderio di placare l’ansia e la paura per ciò che potrà accadere o, al contrario, dal fascino esercitato da tutto ciò che non è conosciuto, non è ancora avvenuto. L’uomo può cercare nella dimensione spirituale quella felicità che sentimenti superficiali e beni materiali non sono in grado di offrirgli o un equilibrio tra la fragilità della sua condizione terrena e la sua aspirazione di eternità.
Il programma è stato il seguente: 16 gennaio: “Il post-moderno: ritorno del sacro” (Piergiorgio Grassi, Università di Urbino); 23 gennaio: “Ricerca di Dio nei Padri e Madri del deserto” (Cristina Simonelli, Facoltà Teologica Italia Settentrionale); 30 gennaio: “L’esicasmo del Monte Athos” (Aleksander Naumow, Università Ca’ Foscari Venezia); 6 febbraio: “Spiritualità della croce in Lutero” (Bernd Prigge, Pastore luterano in Venezia); 13 febbraio: “ ‘I santi nel mondo’ ” di Calvino” (Letizia Tomassone, Facoltà Valdese di Teologia, Roma); 20 febbraio: “La tenerezza di Dio di papa Francesco” (Gianfranco Brunelli, Direttore della rivista “Il Regno”); 27 febbraio: “Il New Age: ricerca umana dell’oltre” (Enzo Pace, Università di Padova); 6 marzo: “Immagini del deserto” (Michele Bacci, Università di Friburgo, Svizzera).
La mitologia, la filosofia, la storia e le religioni quanto hanno contribuito alla riscoperta ed al rispetto per la natura? La religiosità della natura richiama le epoche sacrali antiche: civiltà egizia e greca, con le credenze politeiste. Le religioni monoteiste hanno guidato il mondo con nuovi concetti improntati a un solo Dio, essere supremo, creatore e dominatore dell’Universo, che ha liberato l’uomo dalle credenze primitive, responsabilizzandolo a un uso cosciente della natura. Ai nostri giorni le tecnologie hanno ingigantito le capacità umane e reso possibile la manipolazione della natura senza confini, con conseguenze disastrose e imprevedibili, quali il deterioramento delle condizioni generali della vita e la stessa distruzione del pianeta Terra. La tragica situazione ambientale richiede un recupero collettivo dell’etica della responsabilità un ritorno al mistero della natura, nuovi rapporti con una realtà che ci circonda da rispettare e da riconoscere al servizio di tutti.
Il programma è stato il seguente: 19 gennaio: “ ‘E vide che era cosa buona’ (i racconti della creazione)” (Alberto Vela, docente di Sacra Scrittura); 26 gennaio: “Elementi cosmici nelle credenze delle civiltà antiche” (Beatrice Andretta, docente di Lettere Classiche); 2 febbraio: “L’Himalaya e il Gange per gli hindu” (Svaminī Hamsānanda Giri, Vice-Presidente Unione Hindu Italiana – Sanātana Dharma Samgha); 9 febbraio: “ ‘La messa sul mondo’ di Teilhard de Chardin” (Giuseppe Goisis, Università Ca’ Foscari Venezia); 16 febbraio: “ ‘Laudato si’: parole potenti, per la cura della terra” (Simone Morandini, Fondazione Lanza – Centro Studi in Etica – Padova); 23 febbraio: “La montagna per i popoli bramitici” (Piero Stefani, Università di Ferrara); 1 marzo: “La natura nell’arte occidentale” (Chiara Rigoni, Soprintendenza Belli Arti e Paesaggio per le Province di Verona, Rovigo e Vicenza); 8 marzo: “Giardino racchiuso e terra celeste. I simboli della natura nelle icone russe” (Alessandro Giovanardi, Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini e di Monte Berico).
La vita è guidata dall’intelletto, che orienta a scegliere e valutare, e dall’emotività che suscita esperienze affettive, genera processi cognitivi, conduce – come dice lo psicologo Olivier Luminet – ad un comportamento espressivo idoneo alla situazione in cui ci si trova. Educare le emozioni è un lavoro lungo, necessario per ripristinare la propria fiducia, accettando limiti e debolezze, sviluppando elasticità mentale. Conoscendo le proprie emozioni ogni individuo è in grado di conoscere quelle altrui ed aprirsi ad un’autentica relazione con gli altri, evitando incertezze e pregiudizi. L’emozione determina l’approccio con noi stessi e con ciò che è fuori di noi. Essa dà sapore alla vita se viene gestita correttamente. La parola stessa indica movimento e significa risposte agli stimoli, sia per la sopravvivenza sia per la costruzione della propria esistenza.
Il programma è stato il seguente: 17 gennaio: “Le emozioni e i sentimenti nella vita” (Angelica Moè, Università di Padova); 24 gennaio:“Gesù e le emozioni” (Santi Grasso, Facoltà teologica del Triveneto); 31 gennaio: “Dibattito russo degli slavofili del secondo ‘800” (Adriano Dell’Asta, Università Cattolica Sacro Cuore Milano); 7 febbraio:“La filocalia dei Padri orientali” (p. Elia Citterio, dei Fratelli contemplativi di Gesù);14 febbraio: “Il cuore nel pietismo protestante” (Michele Cassese, Istituto San Bernardino di Venezia); 21 febbraio: “Derive del sentimentalismo e della passionalità” (Antonio Zuliani, psicologo psicoterapeuta); 28 febbraio:“Devozione e pietà popolare” (Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara); 7 marzo: “L’eloquenza delle lacrime. Formule del pathos dall’icona all’Occidente” (Alessandro Giovanardi, Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini e di Monte Berico).
Tutte le religioni presentano un cammino ascetico, inteso nel senso di guarigione, illuminazione, pienezza, “via di liberazione”. Indicano una serie di pratiche attraverso le quali l’uomo si libera dai condizionamenti, acquista una progressiva padronanza di sé, si dispone agli influssi della grazia. Il Buddismo propone l’annullamento dell’“ego” causa della ignoranza, attraverso una conoscenza autentica del reale. L’Induismo vedico propone il distacco da ogni legame terrestre, compresa la famiglia. Le religioni storico-profetiche indicano i traguardi della perfezione secondo la rivelazione di Dio. Di natura diversa è l’esperienza mistica, che è espansione del proprio mondo interiore, un fluire delle energie verso l’Assoluto o Dio, concepito distinto o meno da sé. Gli stati mistici sono studiati anche dalla psicologia, dato che essi si manifestano con alterazioni della psiche, così da diventare in qualche modo simili alle psicosi. Nella mistica, gli oggetti non scompaiono, ma si fanno trasparenti: il mistico vede gli oggetti e scopre attraverso essi la loro natura comune. Non è quindi regressione psicologica, come la psicosi, in quanto non porta alla disintegrazione; non ripiega sul passato, non cerca la fusione con il tutto. Kel Wilber afferma che, a differenza della psicosi, “nella mistica l’io e l’oggetto continuano ad essere separati nella loro funzione, ma non nella natura. Perciò il mistico supera la paura della perdita di sé”, anzi prova gioia nell’aver lasciato le illusioni sulla sua esistenza inerente. La mistica è un “andare oltre”, con il superamento dell’io, del tempo, della cultura. Il mistico si rafforza per le esperienze interiori, mantiene la fiducia nell’esito positivo, sa gradatamente rinunciare al guscio protettivo che difende il comportamento umano.
Il programma è stato il seguente: 22 gennaio – “Il misticismo fra scienza e fede” (Mario Aletti, Università Cattolica Sacro Cuore di Milano); 29 gennaio – “Esperienze mistiche nel cristianesimo” (Luigi Borriello, Pontificia Università S. Tommaso di Roma); 5 febbraio – “I pazzi di Dio” (Adriano Dell’Asta, Università Cattolica Sacro Cuore di Milano); 12 febbraio – “Il misticismo dei movimenti occidentali post-moderni” (Aldo Natale Terrin, Università Cattolica di Milano); 19 febbraio – “Correnti della mistica ebraica” (Piero Stefani, Istituto studi ecumenici San Bernardino – Venezia); 26 febbraio – “I sufî islamici” (Angelo Scarabel, Università Ca’ Foscari Venezia); 5 marzo – “Ascesi e misticismo indù” (Gian Giuseppe Filippi, Università Ca’ Foscari Venezia); 12 marzo – “Asceti, mistici e visionari nell’arte bizantina e russa” (Michele Bacci, Università di Siena).
I gruppi di ricerca sulla Grande Guerra, presenti nei Comuni maggiori del Vicentino e di Comuni contermini, hanno prodotto una documentazione imponente di quella storia “dal basso”, vissuta dalla gente e patita da tutto un territorio di cui non c’è sempre la percezione.
Straordinaria è la documentazione fotografica raccolta, le copie dei documenti originali (lettere, cartoline, diplomi etc.). È uno spaccato importante ed imponente. Altrettanto importante e tutta ancora da studiare è la raccolta dettagliata fatta in alcuni Comuni delle vie, dei monumenti, delle lapidi che si trovano ovunque. È una memoria della guerra continuamente viva, che si usa abitualmente, cui però non si dà importanza, perché manca l’atto riflesso di pensare a cosa si riferiscano, per esempio, i nomi delle vie.
In alcuni Comuni si sono raccolte le biografie di personaggi importanti che sono transitati e che hanno scritto opere letterarie sulla grande guerra. Di uguale importanza le biografie di soldati e paesani che sono morti in guerra o hanno ricevuto attestazioni particolari di valore.
Sono state raccolte le memorie ed i ricordi del ventennio Fascista, nei maggiori centri del Vicentino e di Comuni contermini. La documentazione prodotta è stata piuttosto rilevante ed in particolare riferita alla memoria popolare locale. È stata una ricerca non facile perché il ventennio è ancor oggi carico di precomprensioni, di ideologie e di ricordi legati alle famiglie, e ciò non aiuta la serenità richiesta per la ricerca storica. Le Amministrazioni comunali hanno fatto proprio il materiale e lo hanno presentato localmente. L’Istituto Rezzara ha pubblicato la ricerca in un dossier, supplemento del mensile Ua giornale (n.2-agosto 2016) “Da Vittorio Veneto alla guerra d’Abissinia: vita di gente e di paesi”.
L’Istituto Rezzara ha realizzato nel 2012 una ricerca volta ad analizzare l’impatto sociale del gioco e dell’alcol. Dei questionari distribuiti ne sono stati raccolti 5.642 di cui 3.822 di giovani e 1.820 di adulti.
La ricerca ha dimostrato sufficientemente l’entità del problema dell’uso dell’alcol e del gioco da parte dei giovani. Gli adulti interpellati, forse per la loro età, si sono dimostrati più controllati, critici e preoccupati. L’uso di alcolici è apparso omogeneo tra ragazzi e ragazze, considerato espressione di gruppo, pericoloso per le conseguenze immediate più che di lungo periodo.
Il gioco, invece, è risultato in espansione sia per l’aggressività del mercato, sia per lo sviluppo futuro delle tecnologie come la “banda larga” on-line. Esso sembra consono inoltre all’antropologia giovanile. Sappiamo come i giovani considerino positivamente il rischio, soprattutto in campo economico; ritengano legato alla fortuna l’appagamento dei sogni; amino cimentarsi con le nuove tecnologie; siano nell’impossibilità di perseguire progetti di lunga durata.
Tutto ciò sembra favorire il gioco, che può creare dipendenze, sempre, secondo loro, superabili quando si decide di smettere. Il fatto poi che giochino i maschi in misura doppia delle ragazze può indicare un possibile ulteriore sviluppo, dato che come per l’alcol, il comportamento giovanile tende nel tempo a omogeneizzarsi. Il giudizio infine della scarsa incisività delle proibizioni e dell’intervento degli specialisti in questi campi sembra indicare come unica linea di intervento l’educazione.
L’Istituto Rezzara nel 2011 ha voluto verificare la condivisione del progetto da parte dei frequentanti e conoscere il giudizio globale sulle proposte fatte, con l’indicazione anche di eventuali nuove aree di approfondimento. La ricerca si è svolta in una trentina di luoghi diversi della provincia di Vicenza ed ha interessato circa 2.500 persone, frequentanti l’Università adulti/anziani
I risultati hanno dimostrato la condivisione pressoché unanime delle finalità culturali perseguite dall’Università e del progetto organico pluriennale perseguito. Tutti frequentano l’Università per esercitare la mente e per apprendere cose nuove. Un terzo sottolinea la disponibilità di un coinvolgimento attivo e l’apprezzamento per alcuni corsi di approfondimento avviati in alcune sedi. Si può osservare come queste ultime indicazioni siano in percentuale maggiormente richieste dai più giovani e dalle persone più istruite.
Dalla ricerca si evince così la piena condivisione dei frequentanti del progetto culturale dell’Università, confermato dall’assiduità di presenza dei corsisti alle lezioni, dal loro entusiasmo e dal senso di appartenenza. Queste persone dimostrano di essere cambiate profondamente dopo la frequenza dell’Università e di aver trovato in essa un sostegno per riprogettare la propria vita, senza paura o insicurezza nei confronti della società e del futuro.
Economia, motore di guerra e di pace – 27 MAGGIO 2016: interventi di Antonio Zulato, dell’Istituto Rezzara e Giuliano Petrovich, dell’Università di Venezia. Ha moderato l’incontro Piero Erle, giornalista de “Il Giornale di Vicenza”.
Costruire la cittadinanza fra territorio e vita di relazione – 30 MAGGIO 2015: interventi di Carla Poncina e Giuseppe Dal Ferro, Istituto Rezzara. Ha moderato il dibattito Lauro Paoletto, direttore de “La Voce dei Berici”. È seguita l’esecuzione sul tema dell’incontro del Coro femminile CantAmarilli, diretto da Nicoletta Tretto.
Religiosità popolare tra memoria e racconto – 31 MAGGIO 2014: interventi di Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara e Antonio Zuliani, psicoterapeuta; ha moderato il dibattito Lauro Paoletto, direttore de “La Voce dei Berici”. Iniziativa nella seconda parte dell’incontro: “Narrazione antropologica dei Vangeli dell’infanzia” – Esposizione di quattro quadri di narrazione biblica desunti da un testo di Erri De Luca e sceneggiato da Maria Grazia Milani.
La libertà religiosa – 3 GIUGNO 2013: interventi di Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara; William Jourdan, pastore della Chiesa Evangelica Metodista di Vicenza; Kamel Layachi, imam responsabile nazionale del Dipartimento dialogo interreligioso e formazione Consiglio delle relazioni islamiche italiane – C.R.I.I.; ha moderato il dibattito Lauro Paoletto, direttore de “La Voce dei Berici”.
I Patriarchi ortodossi a Concilio – 3 MAGGIO 2016: “Santo Sinodo panortodosso” (Evangelos Yfantidis, Vicario generale dell’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta); 10 MAGGIO 2016: “Dalla Pentarchia alle autocefalie” (Giuseppe Dal Ferro, presidente del Centro ecumenico Eugenio IV); 17 MAGGIO 2016: “Scisma tra Oriente ed Occidente” (Francesco Gasparini, Facoltà teologica del Triveneto).
La Riforma protestante dopo 500 anni – 8 NOVEMBRE 2016: “Contesto storico e cause della Riforma protestante” (Francesco Gasparini, Facoltà teologica del Triveneto); 15 NOVEMBRE 2016: “Vita e dottrina di Martin Lutero” (Franco Macchi, saggista e studioso del Protestantesimo); 22 NOVEMBRE 2016: proiezione e commento del film “Luther” (Germania, 2003); 29 NOVEMBRE: “500 anni dalla Riforma di Lutero” (Giuseppe Dal Ferro, presidente del Centro ecumenico Eugenio IV).
Incontriamo i fratelli – 5 MAGGIO 2015: “La questione palestinese” (Daniele Fioravanzo, Liceo Corradini); 12 maggio 2015: “Delusione delle primavera arabe” (Fabio Peserico, Liceo Lioy); 19 MAGGIO 2015: “Rivolta armata dell’integralismo Islamico” (Fabio Peserico); 26 MAGGIO 2015: “Primavera araba nella produzione filmica” (Fabio Peserico).
Armenia: religione, storia, testimonianza – 27 OTTOBRE 2015: “La Chiesa armena, antica chiesa orientale” (Francesco Gasparini, Facoltà teologica del Triveneto); 3 NOVEMBRE 2015: “Storia recente, storia dimenticata, storia sofferta” (Daniele Fioravanzo, docente Liceo “Corradini”); 10 NOVEMBRE 2015: “Vita quotidiana: espressioni culturali, artistiche, religiose” (Beatrice Andretta, docente di lettere classiche); 17 NOVEMBRE 2015: “Gli Armeni della diaspora” (Vartan Giacomelli, Comunità armena di Padova).
India: simbolo e mistero – 6 MAGGIO 2014: “India, un popolo in espansione” (Andrea Vezzaro, docente); 13 MAGGIO 2014: “Profonda spiritualità dell’Oriente” (Giuseppe Dal Ferro, Direttore dell’Istituto Rezzara); 20 MAGGIO 2014: “Vita e costumi in India” (Joseph Sathyiaseelan, Superiore Padri Verbiti di Vicenza).
La Romania: storia, costumi, religiosità – 28 OTTOBRE 2014: “Storia della Romania” (Francesco Gasparini, Facoltà teologica del Triveneto); 4 NOVEMBRE 2014: “I monasteri della Bucovina” (Luisa Preti, studiosa); 11 NOVEMBRE 2014: “La spiritualità ortodossa rumena” (Roman Ionascu, sacerdote ortodosso romeno); 18 NOVEMBRE 2014: Incontro con alcuni romeni (tavola rotonda coordinata da Giuseppe Dal Ferro, presidente del Centro ecumenico Eugenio IV con l’apporto di quattro famiglie d’origine romena presenti da più anni nel Vicentino).
L’attività fa riferimento ai problemi europei ed italiani emergenti. Consiste nella presentazione in provincia delle ricerche ed offre approfondimenti dei temi della cultura in genere, in modo sistematico e non episodico, risponde alle richieste delle Amministrazioni comunali.
Incontro con l’altro, Valdagno(9 febbraio 2017); presentazione dell’analoga ricerca con interventi di Giuseppe Dal Ferro, Roberta Visonà, Domenico Caruso, Luigi Grandi.
Chi è l’altro?, presentazione dell’analoga ricerca con interventi di Giuseppe Dal Ferro, Francesco Crivellaro, Marina Maino, a Schio (28 novembre 2016), Dueville (14 dicembre 2016), Breganze (16 dicembre 2016).
Storie di democrazia, Caldogno (dicembre 2016): Forme di governo in cui la sovranità appartiene al popolo; Il concetto di democrazia nel mondo antico; La democrazia e il suffragio universale (Popper e Bobbio); La psicologia delle masse e l’analisi dell’Io (Freud); La critica della democrazia (Mosca, Pareto, Weber); Crisi della democrazia a partire dalle teorie (Smith, Foucalt e Untington); Il ruolo secondario dello Stato (Von Hayekent); Post democrazia (Collin Crouck).
La città e il suo linguaggio, presentazione della riflessione sociologica tematica a Matera (11 aprile 2015).
La donna in famiglia e nella società, presentazione dell’analoga ricerca a Matera (13 aprile 2015).
Vita, società, industria cambiate dalla rete, presentazione dell’analoga ricerca a: Arzignano (3 dicembre 2015), Breganze (4 dicembre 2015), Costabissara (1 dicembre 2015), Creazzo (2 dicembre 2015), Dueville (4 dicembre 2015), Lonigo (26 novembre 2015), Malo (15 dicembre 2015), Montecchio Maggiore (26 novembre 2015), Noventa (14 dicembre 2015), Schio (30 novembre 2015), Valdagno (19 novembre 2015), Vicenza (16 dicembre 2015); interventi di Giuseppe Dal Ferro, Gianfranco Volpin, Roberto Marchesini, Sonia Carollo, Mauro Zamberlan, Giampaolo Stopazzolo, Maria Licia Guadagnin, Irene Salata, Susanna Magnabosco, Maria Lucrezia Iriti, Alberto Piana.
La libertà religiosa, Vicenza – Accademia Olimpica (27 marzo 2014); interventi di Franco Todescan, Giuseppe Dal Ferro, Efrem Tresoldi.
Il gioco d’azzardo: nuova dipendenza, presentazione dell’analoga ricerca a Vicenza – Accademia Olimpica (7 febbraio 2013); interventi di Giuseppe Dal Ferro, Enrico Ambrosetti, Paolo Santonastaso.
Nuovo concetto di cittadinanza, presentazione dell’analoga ricerca a Vicenza – Accademia Olimpica (23 febbraio 2012); interventi di Giuseppe Dal Ferro, Enrico Ambrosetti, Giuseppe Milan.
Se metà degli italiani hanno compiuto un salto oltre la soglia del digital divide, cresce il divario sull’uso dei media on-line. E’ infatti stabile la lettura delle testate giornalistiche on-line (18,5%), come i portali di informazione, mentre la carta stampata attraversa una grave crisi: i quotidiani a pagamento hanno perduto quasi il 20% rispetto al 2007. La stampa free si attesta sul 37,5%. L’italiano medio cerca però un mix delle fonti di informazione e critica aspramente i giornalisti perché scarsamente indipendenti dal potere politico o finanziario e spesso pregiudicati e troppo protagonisti.
Il programma è stato il seguente: 5 dicembre 2011- lezione: “Giornalismo dalla carta stampata a on-line” (Antonio Trentin, giornalista); tavola rotonda: “Forme diverse di informazione”: 1) “Giornali a stampa e on-line” (Claudio Tessarolo, giornalista de “Il Giornale di Vicenza”); 2) “Giornalismo televisivo” (Emanuele Borsatto, “Tv A Bassano”); 6 dicembre – lezione: “Nuove forme di comunicazione: pericoli e opportunità” (prof. Michela Drusian, Università di Padova); tavola rotonda: Notizia, approfondimento, dibattito: 1) Nei giornali a stampa (Giandomenico Cortese, giornalista); 2) On-line (Matteo Salin, direttore responsabile “Nautilus”); 3) Nel giornalismo televisivo (Monica Smiderle, “Bassano Tv”); ha introdotto e coordinato Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara.
La televisione sembra dominare il mondo della comunicazione con una assidua presenza in tutte le famiglie. Nelle ore serali i televisori sono accesi nella gran parte delle case degli italiani. Meno rilevante sembra essere la presenza e l’influenza della radio, della quale, secondo tutte le statistiche, l’ascolto continua ad aumentare nella vita quotidiana della casalinga, delle persone sole, di quanti viaggiano in macchina. È uno strumento di comunicazione agile che accompagna la vita dell’uomo e non lo intrattiene soltanto per qualche ora.
Il programma è stato il seguente: 5 dicembre 2012– “La radio fra ascolto ed influenza” (dott. Davide Camera, giornalista radiofonico); Tavola rotonda: Alberto Tonello, giornalista de “Il Giornale di Vicenza”; Emanuele Borsatto, Tv A; Karemi Furlani, Radio Oreb; 6 dicembre – “Struttura dei programmi radio” (Angelo Squizzato, giornalista radiofonico); Tavola rotonda: Filippo Lovato, giornalista pubblicista; Monica Smiderle, Bassano Tv; Enrico Basso, Web radio.
Lo sport si è imposto in questi anni all’attenzione di tutti. Le istituzioni educative lo ritengono uno strumento necessario alla formazione della persona, i giornali sono pieni di un fenomeno che è diventato oltre tutto un fatto economico. L’Istituto Rezzara ha organizzato nella primavera 2013 una ricerca sociologica sull’argomento, interessando le scuole superiori della provincia di Vicenza e le Università adulti/anziani del territorio, raccogliendo 7.029 questionari, di cui 5.616 degli studenti, 1.413 degli adulti. Nell’insieme, dalla ricerca, è risultata una pratica dello sport assidua da parte dei 2/3 sia dei giovani sia degli adulti, un giudizio critico generale sullo sport mercato, anche se differenziato, e un uso del doping di circa il 10% nello sport dilettantistico e generalizzato nello sport professionistico: ciclismo (80,2%), calcio (47%), altri sport (46,6%). La conferenza ha evidenziato la presenza ed i condizionamenti degli avvenimenti sportivi nell’informazione giornalistica, della carta stampata, della radio e della televisione.
Il programma è stato il seguente: 4 dicembre 2013- “Il fenomeno attuale del calcio mercato” (Angelo Squizzato, giornalista radiofonico; Tonino De Silvestri, Università Ca’ Foscari Venezia); 5 dicembre – I dati della ricerca “Sport fra sviluppo umano e mercato” (Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara); “Il giornalismo alla radio, alla tv e nei giornali” (Massimo Manduzio de “Il Giornale di Vicenza” e Barbara Todesco di Rete veneta).
Il problema femminile in gran parte si gioca nell’ambito della cultura. Le donne, infatti, negli ultimi decenni hanno ottenuto forme di emancipazione significative, anche se permane radicata la differenziazione che favorisce la predominanza maschile. Le relazioni fra uomini e donne si intrecciano in forme di collaborazione serena, talvolta in rapporti di conflittualità e di accomodamento. Le posizioni femministe che esprimono una voce sempre più autorevole ed influente nel campo dei media e dei television studies, pur essendo troppo frammentate sotto il profilo politico e disciplinare per poter essere ricondotte all’unità di una teoria o di una scuola, hanno contribuito a valorizzare i generi tradizionalmente femminili e le audiences. Le donne non sono più considerate vittime culturali dei media ma soggetti attivi che dalla fruizione televisiva traggono significati e piaceri nella vita quotidiana.
Il programma è stato il seguente: 3 dicembre 2014- Introduzione ai lavori; “Evoluzione del neo-femminismo” (Assunta Steccanella, Facoltà teologica del Triveneto); “Problema di Gender” (Andrea Pozzobon, Istituto Universitario Salesiano di Venezia – IUSVE); 4 dicembre – Presentazione della ricerca del Rezzara (Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara); “La donna nell’informazione” (Confronto tra giornalisti della carta stampata e della televisione con la partecipazione di Chiara Roverotto de “Il Giornale di Vicenza” e Angelo Squizzato della Rai).
La cultura dei social network ed i cambiamenti nelle forme e negli stili della comunicazione pongono sfide impegnative agli operatori della comunicazione sociale. I social media hanno bisogno dell’impegno di tutti coloro che sono consapevoli del valore del dialogo, del dibattito ragionato, dell’organizzazione logica. Le due giornate di lavoro si sono caratterizzate per una riflessione sulle capacità di vedere ed ascoltare dentro la rete, la cui connettività è incisiva sulle relazioni personali e sociali.
Il programma è stato il seguente: 9 dicembre 2015- Introduzione ai lavori; “Le relazioni al tempo della rete” (Alessio Surian, dell’Università di Padova); “Semplificazione ed innovazione nei rapporti Stato, banche, industrie, sanità attraverso le nuove tecnologie” (Angelo Squizzato, giornalista); 10 dicembre – Introduzione: Ricerca sociologica del Rezzara 2015 (Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara); Dibattito “I giornali oltre la rete”: sono intervenuti giornalisti della carta stampata e tv (Giandomenico Cortese e Ivano Tolettini, giornalisti).
L’informazione costituisce nella società attuale non solo uno “strumento”, ma anche il “contenuto” delle scelte politiche e sociali, data la sua influenza capillare e la sua capacità pervasiva. Manifesti e comizi hanno perso di importanza e le stesse campagne elettorali si vincono o si perdono in base alla informazione veicolata. Il tema, che va al cuore del problema perché nella formulazione sembra sottesa la ricerca della verità, mentre in realtà nasconde l’affermazione del più forte, nasce dalla ricerca sociologica del Rezzara, che ha evidenziato come centrale nella comunicazione sia il modo di considerare l’altro come persona da ascoltare per dialogare, e non da distruggere.
Il programma è stato il seguente: 30 novembre 2016 – “L’informazione in una società pluralista” (Antonio Di Lorenzo, giornalista); “Ricerca: l’altro chi è?” (Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara); 1 dicembre: “Sessismo e xenofobia nell’informazione” (Giandomenico Cortese, giornalista); “Dibattito con professionisti della carta stampata, delle radio e della tv” (Diego Neri, Monica Smiderle, Angelo Squizzato, giornalisti).
La tematica del “1° Dialogo tra le due sponde” è cara alle scienze sociali, le quali offrono numerosi strumenti per l’analisi dei valori fondamentali caratteristici delle relazioni umane e diplomatiche. Tra questi la cultura rappresenta un elemento essenziale a supporto della convivenza nella diversità. L’importanza di uno spirito di apertura all’altro rimane la premessa del processo di integrazione tra le due sponde del mare Adriatico prima e dell’intera Europa poi. Infatti, senza la cultura dei diritti umani, non è possibile mantenere pace, democrazia, relazioni autentiche tra i popoli: è grazie alla dignità, al rispetto e alla libertà che viene alimentata una cultura di convivenza e crescita comune, pur nella diversità d’origine.
Il programma è stato il seguente: 23 ottobre 2014- I sessione: Relazione introduttiva “Democrazia ed Europa” (Biagio De Giovanni, Università Orientale di Napoli). Tavola rotonda “Democrazia e pluralismo nei Balcani, in Italia e in Europa: esperienze a confronto”; Mariangela Biancofiore, Centro multinformativo italiano in Macedonia; Vesna Kilibarda, ex ministro della cultura del Montenegro¸Marina Lalovic, giornalista radio3mondo; Ina K.Zhupa e Vetrina Cabri, Università europea di Tirana; coordina Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara di Vicenza. 24 ottobre- II sessione: Relazione introduttiva “Percorsi di formazione della persona europea” (Pasquale Guaranella, Università A. Moro di Napoli). Interventi tematici: “Diritti delle persone e pluralismo culturale” (Ugo Villani, Università A. Moro di Bari); ”Diritti e modelli sociali” (Kati Kozara, Albanian Center for Human Rights); “Prossimità come valore” (Franco Botta, Università A. Moro di Bari); “Relazioni diplomatiche tra i Paesi delle due sponde” (Semso Osmanovic, responsabile del coordinamento adriatico, Bosnia); “Lingue e diritti umani” (Giovanna Scianatico, Università A.Moro di Bari); “Cooperazione euro-mediterranea” (Susanna Cafaro, Università del Salento); “La libertà religiosa” (Kamel Layachi, iman-responsabile nazionale del Dipartimento dialogo interreligioso e formazione Consiglio delle relazioni islamiche italiane – C.R.I.I.); coordina Ennio Triggiani, Università A.Moro di Bari.
L’avvio della strategia della Macroregione Adriatico-Ionica, ufficializzata dall’Unione Europea nel 2014, ha giustificato il “2° Dialogo tra le due sponde”, in cui è stata un’azione meno incentrata sugli Stati e più sui problemi e aperta sia ai Paesi membri sia ai Paesi limitrofi. Il dibattito ha approfondito due temi centrali per il futuro della Macroregione: il confronto-dialogo tra fedi diverse e l’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati. Tra le problematiche prioritarie che coinvolgono la Macroarea sono stati analizzate le possibili contrapposizioni derivanti dai fondamentalismi religiosi e le migrazioni. Sono dunque emersi i pericoli dei fondamentalismi, radicati nella storia dei Balcani, ma anche le straordinarie ricchezze valoriali che le religioni, insieme, possono offrire alla Macroarea. Sono seguiti significativi interventi sul dramma degli immigrati-rifugiati della rotta balcanica. E’ apparso un quadro dinamico ed insieme drammatico fatto di accoglienza ed ancor più di rifiuti o di scarsa consapevolezza, il quale richiede e richiederà soluzioni radicali.
Il programma è stato il seguente: 19 maggio 2016 – Sala Consiliare della Regione Puglia – Presentazione del convegno: Ennio Triggiani, Università A.Moro di Bari; indirizzi di saluto e tavola rotonda con vari interventi tematici; I sessione: Macroregioni, una dimensione nuova per lo sviluppo di un’Europa delle comunità. 20 maggio – Aula A. Moro-Palazzo P. Del Prete – II sessione: Rapporti interreligiosi nell’area balcanica; interventi: “Possibilità di un contributo comune delle religioni” (Muhamed Fazlovic, Facoltà di scienze islamiche di Sarajevo); “Le religioni possibile anima della Macroregione Adriatico-Ionica” (Dionisios Papavasiliou, Archimandrita greco-ortodosso di Bologna); “Pericolo di radicalizzazione delle religioni” (Enzo Pace, Università di Padova); “La situazione interreligiosa in Serbia” (Vojslav Pavlovic, Istituto di studi balcanici); “Un viaggio tra le religioni: microrelazioni redente in Albania” (Pier Giorgio Taneburgo, ofm cap Scutari; coordina Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara; b) I flussi migratori interregionali. Interventi: “Percorsi possibili di integrazione” (Stefano Sacha Adamo, Università di Banja Luka); “Rotta balcanica dei flussi migratori” (Giandonato Caggiano, Università di Roma Tre); “Spostamenti e spaesamenti nello spazio adriatico” (Emilio Cocco, Università di Teramo); “Balcani, uniti o divisi dall’emergenza immigrazione?” (Marina Lalovic, giornalista radio3mondo); “La rotta balcanica-uomini in fuga” (Stefano Lusa, Radio Capodistria, Osservatorio Balcani); “Cooperazione transfontaliera nell’ambito del Programma IPA Adriatico” (Nadan Petrovic, coordinatore comitato tecnico IPA); “L’accoglienza: primo tema da affrontare” (Edlira Titini, Università statale “Aleksander Moisiu” di Durazzo); coordina Franco Botta, Cesforia.
La Scuola Superiore di Opinione pubblica dell’Istituto Rezzara inizia nel 1964 e si conclude nel 2003. Ha avuto lo scopo di fornire conoscenze a chi voleva imparare a districarsi nel mondo dei mass media e di garantire una prima preparazione a chi voleva entrare in quotidiani, periodici, radio, tv, uffici di pubbliche relazioni, facendo leva su un’impostazione latina, oltre che su esercitazioni pratiche. Ampio spazio è stato fornito agli studi psicologici e sociali, alle conoscenze delle discipline giuridiche, all’approccio nei confronti delle tecniche del giornalismo e all’analisi dell’attualità.
Nei due anni di corsi, l’aspirante giornalista poteva dunque venire a contatto con un ampio ventaglio di materie che lo avrebbero “impostato” per l’esercizio futuro della professione. La scuola era biennale e gli insegnamenti si ripetevano ciclicamente ogni due anni; era articolata in lezioni nei fine settimana da novembre a maggio; in ricerche seminariali e in esercitazioni di tecnica nei giorni festivi infrasettimanali o in corsi residenziali (in periodi di vacanza) così da favorire la frequenza, per un totale di 200 ore di attività l’anno. La scuola prevedeva regolari esami a fine anno per ogni singola materia, una tesi finale per il conseguimento del diploma, in modo tale da privilegiare la formazione di base piuttosto che “confezionare” dei giornalisti pronti all’uso e al consumo dei mezzi di comunicazione di massa.per quarant’anni
Il 1° Colloquio del Mediterraneo si è proposto di far emergere i veri problemi da approfondire successivamente in modo congiunto tra centri culturali italiani e magrebini da collegare in rete. Si sono individuati dunque i problemi prioritari del Mediterraneo e si è analizzata la situazione delle relazioni: movimenti in atto con riferimento all’economia, alla politica, alle culture e alle relazioni.
Il programma è stato il seguente: 18 ottobre 2013: introduzione ai lavori e saluto delle Autorità; lezione d’apertura: “Importanza ed urgenza del Colloquio del Mediterraneo nel momento presente” (Ilario Antoniazzi, Arcivescovo di Tunisi); lezione sul “Mediterraneo e il mondo” (Francesca Maria Corrao, Libera Università internazionale degli studi sociali “Guido Carli” di Roma); interventi “Rapporti economici fra le due sponde del Mediterraneo”(Marino Breganze, Università degli studi di Padova); “Situazione socio-politica nel Nord Africa” (Abderrazak Sayadi, Università di Manouba – Tunisia); “Concezioni diverse di partecipazione politica (democrazia)” (Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara); tavola rotonda: “I problemi emergenti che richiedono studio comparato” (a cura dei partners)
19 ottobre 2013: lezione: sul “Trattato di Barcellona (1995)” (Antonio La Spina, Libera Università internazionale degli studi sociali “Guido Carli” di Roma); interventi: “Negoziare e argomentare in tema d’identità e di valori” (Francesco Viola, Università di Palermo); “Relazioni fra Stati con ordinamenti giuridici non omogenei” (Isabel Trujillo, Università di Palermo); “Armonizzazione fra economia e modelli di sviluppo” (Giuseppe Notarstefano, Università di Palermo); “Pluralismo di culture: conflitto o integrazione?” (Franco Miano, Università Tor Vergata di Roma); “Relazioni uomo donna in contesti differenziati” (Sherazad Houshmand, Pontificia Università Gregoriana); “Religioni e dialogo interculturale” (Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo); “Interscambi di formazione universitaria tra Sicilia e Tunisia: percorsi concreti” (Patrizia Spallino, Università di Palermo).
Regioni, pluralismo, democrazia: le attese dei giovani del Mediterraneo (Palermo, 15-16 ottobre 2015)
Il “2° Colloquio del Mediterraneo” ha avuto per obiettivo indagare il ruolo e lo spazio pubblico delle religioni in una convivenza democratica. A tal fine si sono confrontati i temi della laicità dell’organizzazione socio-politica, il contributo delle religioni diverse in un contesto pluralista, gli equivoci della riduzione delle religioni a politica e le potenzialità valoriali delle religioni in un contesto secolarizzato, appiattito da un benessere esclusivamente materiale. In particolare sono state prese in considerazione le “attese dei giovani”, che hanno visto crollare le loro speranze in un contesto di conflitti che strumentalizzano le religioni. Durante il Colloquio si è cercato quindi di smascherare le contrapposizioni ed individuare lo spazio pubblico delle religioni, per fare di esse l’anima della società, la fonte di motivazioni, progetti di convivenza e di pace, restituendo ad esse il compito di alimentare continuamente la speranza.
Il programma è stato il seguente: 15 ottobre 2015– I sessione: prolusione a due voci “Religione ostacolo o contributo alla convivenza democratica?” (Maroun Lahham, vescovo di Amman ausiliare del Patriarca latino e Amer Al Hafi, Istituto Giordano per il dialogo interreligioso). Interventi: Siria (Emile Katti, chirurgo-direttore ospedale Al Rajaa di Aleppo); Libano (Abdo Badwi, Università maronita Saint Esprit di Beirut USEK); Tunisia (Imen Ben Mohamed, deputato del Parlamento tunisino); Egitto (Omar Attia El Tabakh, vice-presidente e portavoce del Comitato Nazionale Libertà e Democrazia per l’Egitto).
16 ottobre – II sessione: lezione introduttiva “Spazio pubblico delle religioni in una democrazia” (Francesco Viola, Università di Palermo). Tre nuclei tematici approfonditi in tre tavoli tematici distinti (con due voci guida: un docente e un giovane del Mediterraneo); a) “Religioni, speranze e valori per i giovani (Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, e Asmae Dachan, giornalista italo-siriana) b) “Laicità e pluralismo culturale nelle prospettive giovanili per la convivenza” (Isabel Trujillo, Università di Palermo, e Semso Osmanovic, bosniaco); c) “Democrazia: quale futuro?” (Antonio la Spina, Università di Palermo, e Imen Ben Mohamed, deputato al Parlamento tunisino); lavoro intergruppo; chiusura dei lavori.
Come inizio della collaborazione con l’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei (ICM), il Rezzara ha scelto di attuare un convegno sul dialogo tra le fedi.
Da un secolo le Confessioni cristiane hanno intrapreso un cammino diverso, quello del dialogo ecumenico e da cinquant’anni le religioni hanno imparato a distinguere la loro azione da quella politica e a ricercare un Dio comune, radice profonda di solidarietà.
Nel dibattito è emersa l’assurdità e l’improponibilità di una laicità negativa, che esclude dallo spazio pubblico non istituzionale le religioni e le confessioni per evitare i conflitti, e l’utilità invece del contributo nel dibattito pubblico delle religioni e delle confessioni religiose, per fornire alla società punti di riferimento valoriali allo scopo di ritrovare convergenze, coesione, responsabilità comuni. L’Europa è tale perché nel passato ha fatto propri i valori ebraici, cristiani ed islamici, oggi presenti nel Trattato Costituzionale di Lisbona.
Il programma è stato il seguente: Introduzione sul dialogo interreligioso; “Ebraismo e dialogo” (Daniel Chazzan Chaim, ebreo); “Islam e dialogo” (Nader Akkad, imam del Centro islamico di Trieste); Introduzione sul dialogo ecumenico; “Ortodossia e dialogo” (Raško Radović, parroco della Chiesa serbo ortodossa di S. Spiridione di Trieste); “Protestantesimo e dialogo” (Ulrike Eichler, pastora luterana di Trieste); ha presieduto Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara.
I muri si possono scavalcare, oltrepassare e scavando tunnel sotterranei. Eppure molti Paesi del mondo continuano a costruirne di nuovi. Quando fu abbattuto il muro di Berlino, nel 1989, esistevano solo 15 muri, oggi sono 70”. Tuttavia il professor Maurizio Ambrosini dell’Università degli Studi di Milano e direttore della rivista “Mondo migranti” stima che nel mondo ne siano stati eretti o ne siano in costruzione circa 200. Lo statunitense Reece Jones, che studia i confini da oltre 15 anni, spiega perché costruire muri è inutile per fermare i migranti: più diventa difficile superare un confine e più chi vuole oltrepassarlo prenderà rotte pericolose, con un conseguente aumento del numero di morti.
1 marzo 2017: lezione “Immigrazione, accoglienza ed integrazione” (Giuseppe Dl Ferro, direttore Istituto Rezzara di Vicenza); testimonianze: Rabeah Allhaj-Yhia (Siria); Annette Neises (Germania); Marina Grulovic, Presidente Consiglio stranieri Vicenza (Croazia e Serbia); Aida Altagracia Perez (America meridionale); Paroyak Anna (Ucraina)
La lunga crisi economica, l’instabilità politica, la delusione per aspirazioni inappagate si sono acuite in presenza di una immigrazione epocale, giunta in Europa a causa di guerre sanguinose e situazioni al limite della sopravvivenza in Medio Oriente ed in Africa. I fragili meccanismi di solidarietà, di cooperazione e di pace si sono inceppati e sono riapparse etnie, chiusure nazionaliste, pericolose forme di contrapposizione.
Ci si chiede se alcune risposte specifiche all’attuale situazione di crisi possano venire dalle donne che, in passato più degli altri, hanno subito ed ancora subiscono discriminazioni, a causa di costumi atavici.
L’accettazione della diversità come valore, la ricerca di pari opportunità, il grande principio del “prendersi cura degli altri”, l’interesse per le cose quotidiane e l’amore per la solidarietà sono valori che la donna porta con sé e le sono cari perché vissuti e sofferti nell’esperienza quotidiana.
Le situazioni nei vari Paesi sono molto diverse; forse convergono in alcune risposte di cui l’Europa Centro Orientale ha bisogno. Dall’analisi di esse emerge anche la necessità di ascoltare di più le donne e di incoraggiarle ad assumere le loro responsabilità, insieme con gli uomini, anche nei settori di responsabilità culturali, economici, politici ed educativi, per una soluzione delle criticità attuali.
Su queste tematiche si è interrogato il convegno, il cui programma è stato il seguente:8 marzo 2016: interventi di Martina Zuliani (Slovenia), Rada Rajic Ristic (Serbia), Petr Tomka (Cechia); coordina Nicoletta Martelletto, giornalista de “Il Giornale di Vicenza”.
Il lavoro femminile, l’urbanizzazione, l’attenzione all’impiego del tempo trasformano i modi di vita. Si sviluppa la ristorazione collettiva sui luoghi di lavoro e nel settore scolastico. Le donne, incaricate della funzione culinaria della famiglia, fanno sempre di più ricorso ad alimenti trasformati. Il cibo diventa “funzionale”, cioè di facile preparazione. Il calo del consumo del “cibo dei poveri” (farinacei, pane) e l’aumento di quello dei ricchi (carne, pesce) cancellano in parte i contrasti sociali dell’alimentazione. Tende a imporsi un modello borghese (carne ad ogni pasto, menù organizzati con primo, secondo, verdura, formaggio e dessert), che finisce per uniformare, le abitudini alimentari degli europei. I particolarismi alimentari sono perciò destinati a cambiare la realtà sociale e a diventare una via d’accesso alla cultura degli altri e anche desiderio vivissimo di viaggiare. Su queste e altre tematiche si è interrogato il convegno, il cui programma è stato il seguente:
16 febbraio: “Il cibo come cultura (preparazione, produzione e consumo, il rapporto tra cibo, identità, società e cultura)” (Anna Chemello, antropologa culturale); “Expo, il cibo veicolo di cultura” (Antonio Di Lorenzo, giornalista de “Il Giornale di Vicenza”); tavola rotonda con testimonianze di nazionalità diverse: Caratteri dell’alimentazione nei Balcani (Dejana Dilica), in Romania (Lina Ionascu), in Germania (Annette Neises)”, coordina Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara.
Quali politiche sociali esistono per gli esponenti della terza età? L’anziano sembra essere l’eterno supplente a tempo pieno, il condannato a perdere il proprio ruolo nella vita. È il vice baby-sitter, è il supplente vigile urbano davanti alle scuole, è l’aiutante di turno negli ospedali quando gli infermieri non bastano. Se il ruolo sociale è di fondamentale importanza per una persona, questo non esiste se non è riconosciuto in forma durevole da parte della società e non può essere ridotto all’eterna supplenza. Il convegno ha voluto presentare le politiche sociali presenti in Italia confrontandole con quelle della vicina Slovenia.
3 marzo 2014: vari interventi: “Popolazione anziana in Italia e in Slovenia” (Fabio Pietribiasi, Istituto Rezzara); “Anziani attivi, una risorsa” (Antonio Zuliani, psicologo-psicoterapeuta); “Le politiche per la terza età in Slovenia” (Alenka Gabriela Ceh – Lubiana)
“Le politiche per la terza età in Italia” (Isabella Sala, Assessore Comune di Vicenza); “L’Università della terza età in Slovenia” (partner Progetto PTT); “L’Università della terza età in Italia” (Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara).
Chi sono i Rom? Qual è la loro presenza e vita in Italia? Sono gli interrogativi affrontati nel convegno italo-sloveno, dove si è confrontato lo stato dei Rom in Italia e in Slovenia. Durante gli interventi si sono analizzate le radici dei pregiudizi esistenti e si sono individuate autentiche strategie per un inserimento sociale. Il problema emerso si focalizza sul riconoscimento, all’interno del nostro Paese, delle presenza Rom e sull’eliminazione delle forme di discriminazione, attraverso il lavoro, la scuola, l’inserimento abitativo.
Introduzione (Martina Zuliani); interventi: “I Rom in Slovenia, cenni storici e situazione attuale” (Vera Klopčič, esperta della situazione dei Rom in Slovenia); “Come scappare dal margine sociale?” (Komac Miran, capo progetto sulla popolazione Rom); “Rom a Roma: interventi nei campi e tutela dei diritti della Croce Rossa Italiana” (Marco Accoranti, delegato progettazione per i “senza dimora” della Croce Rossa Italiana); discussione; intervallo: assaggio di cibi Rom, musiche ed immagini con la collaborazione della Malmö Romska Idecenter; tavola rotonda: “Vita e lavoro dei Rom”; laboratori di sartoria (Caritas vicentina); lavoro agricolo (industriale Rigoni); residenza nella città di Vicenza (Giovanni Giuliari, assessore Comune di Vicenza); discussione; conclusioni.
Il concetto di “cittadinanza” è diventato di uso comune negli ultimi decenni per definire il modo di essere dei cittadini in una democrazia. Esso, oltre a riguardare i diritti derivanti dall’appartenenza, include la dimensione partecipativa, per cui si preferisce l’espressione “cittadinanza attiva”, cioè la possibilità offerta ad ogni persona di “fare storia”, cioè di costruire con gli altri il futuro. I termini da coniugare sono quindi due, ognuno dei quali implica una serie di complessità legate fra loro e inserite nella situazione nella quale stiamo vivendo. Il primo, la “cittadinanza”, pone sul tappeto una serie di diritti da garantire a tutti e il problema degli immigrati; il secondo, cioè la “cittadinanza attiva”, evidenzia le dinamiche culturali della non-sudditanza o libertà e dell’appartenenza, presupposti della partecipazione. Di conseguenza sono chiamate in causa le istituzioni pubbliche e quelle educative se si vuole costruire una vera democrazia. Partendo da questa ipotesi si è attuata una ricerca al fine di capire come in Italia sia concepita la cittadinanza e quale valore le si attribuisca.
Programma
Il programma è stato il seguente: 15 novembre 2010 – lezione: “Evoluzioni e nuove prospettive del concetto di cittadinanza” (Enzo Colombo, Università statale di Milano); lezione: “Il processo di formazione alla cittadinanza nella scuola” (Maria Teresa Moscato, Università di Bologna); 16 novembre 2010 – tavola rotonda: “Cittadinanza e Costituzione, nuovo insegnamento nella scuola”: 1. Presentazione dei dati della prima parte della ricerca (Giuseppe Dal Ferro, direttore Istituto Rezzara di Vicenza); 2. Interventi programmati: Franco Venturella, dirigente Ufficio scolastico provinciale; Marina Cenzon, docente IIS “Canova” di Vicenza; ha introdotto e coordinato Fernando Cerchiaro, referente regionale per le politiche giovanili dell’Ufficio scolastico regionale per il Veneto; 17 novembre 2010 – tavola rotonda “Cittadinanza ed enti pubblici”: 1. Presentazione dei dati della seconda parte della ricerca (Giuseppe Dal Ferro); 2. Interventi programmati: Alessandra Moretti, Assessore comunale alla cultura, Lucio Turra, Presidente dell’Azione Cattolica di Vicenza; Matteo Cielo, Vice Presidente Gruppo Giovani di Confiindustria Vicenza; coordinamento di Silvio Scanagatta, Università di Padova
Nel quadro generale l’attività lavorativa è quella che, più delle altre, incide sulla famiglia, sui modelli di vita, sull’organizzazione sociale e sulla religione stessa. Quando pensiamo al passaggio della nostra società in appena cinquant’anni da agricola ad industriale ed oggi a digitale, possiamo capire la portata dei mutamenti del costume e le nuove esigenze di liberazione e di emancipazione sviluppatesi nell’arco di tempo preso in considerazione. Nel giro di due sole generazioni il lavoro e la vita quotidiana sono infatti cambiati più di quanto non sia successo negli ultimi cinquecento anni. Molti lavori del passato sono scomparsi, inghiottiti dal tempo e dalla modernità ltri mestieri, ancora vitali, hanno subìto nel corso degli ultimi decenni modernizzazioni tali da venire snaturati completamente o, comunque, in misura rilevante. Nella ricerca sono state esaminate le varie forme lavorative nel tempo e le loro ripercussioni sulla mentalità, sulla vita e le sue espressioni, sull’organizzazione sociale. L’indagine è avvenuta con altrettanti gruppi di lavoro, esaminando oltre 3.000 persone.
La monografia edita è “Evoluzione del lavoro vicentino” (2010)
L’educazione nel passato era improntata su regole severe: rispetto degli adulti, obbedienza verso i genitori, a cui ci si rivolgeva con il “voi”, senso di riverenza nei confronti dei nonni e degli anziani in genere, il rispetto andava anche ai fratelli più grandi, al maestro o alla maestra e, comunque, a tutti gli adulti della famiglia e della comunità. All’interno delle regole familiari non mancava il prendersi cura degli altri che era considerato un dovere, l’altruismo e la carità cristiana facevano parte degli insegnamenti che i bambini dovevano imparare presto. La scuola elementare rivestiva un ruolo molto importante, spesso era l’unica esperienza scolastica, molti, infatti, erano costretti a fermarsi alla quinta elementare. Le strutture scolastiche non erano certo all’avanguardia, spesso mancava anche lo stretto necessario; il maestro o la maestra erano considerati come dei veri e propri “maestri di vita” a loro si doveva obbedienza e rispetto. La disciplina era importante e i genitori consideravano l’autorità dell’insegnante come “necessaria” all’educazione dei propri figli. La rielaborazione finale è presente in una monografia: “Educazione nell’infanzia nel ‘900” (2012)
L’emigrazione italiana è stata un fenomeno importante della nostra storia: si è protratta per quasi un secolo, dal 1876 al 1970, ha coinvolto milioni di persone di diversa provenienza geografica e sociale, caratterizzandosi anche per la molteplicità dei paesi di destinazione. Dal 1946 al 1970 si verificò anche una forte emigrazione interna verso i centri industriali del Nord, investiti dal boom economico. Il flusso migratorio fu soprattutto un fenomeno sociale, provocato essenzialmente dalla necessità di sfuggire la miseria e la disoccupazione. La maggioranza degli emigranti era formata da contadini, in prevalenza veneti, friulani e meridionali, soprattutto maschi giovani. Se all’inizio si trattò per lo più di masse senza appoggio, emigranti alla ventura in cerca di lavoro, in un secondo momento le persone erano guidate e organizzate da strutture apposite, le stesse compagnie di navigazione assoldavano dei veri imbonitori che facevano propaganda ed opera di convincimento, pubblicizzando l’arrivo in paesi da sogno dove non c’era né povertà né fame.
Nella ricerca, che ha coinvolto oltre 4.00 persone, sono state raccolte testimonianze, usi raccontati e tramandati o vissuti in prima persona. La rielaborazione finale è pubblicata in una monografia: “Migrazioni venete nel tempo” (2013)
La religiosità popolare non è scomparsa sotto il diluvio della modernizzazione; anche se i riti sono in molti casi mutati, il ricorso al Tutto pulsa ancora nei comportamenti individuali e collettivi. La religiosità popolare, nella parola, nel gesto che si fa rito, nel canto, nell’oggetto segnato, manifesta un patrimonio di pietà e di devozione diffusa che attraversa tutta la lunga stagione dell’oralità. La sua cognizione della sacralità del mondo affiora dalla memoria del più remoto sentire tradizionale, e completa il corpus mirabile del pensiero cristiano. I suoi gesti, le sue preghiere, si saldano alle parole scritte dei santi maestri e ai pensieri dei mistici. Si sommano nella visione “semplice” della verità, che nei secoli generazioni di donne e di uomini hanno trasmesso nelle ore della quotidianità: nelle veglie comuni, nel lavoro “come Dio comanda”, nel riconoscimento del vincolo perenne tra azione dell’uomo e timore di Dio come limite invalicabile tra profano e sacro, tra possibile e lecito, tra ignoranza e mistero, tra visibile dei bisogni e invisibile dei valori. Il fitto intreccio tra religiosità vissuta e produzione materiale si rivela in una molteplicità di aspetti del comportamento popolare.
La ricerca è pubblicata in una monografia edita “Vissuto religioso popolare nel vicentino” (2017).
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