SBN 88-86590-60-1, pp. 72, € 9,50.
Con il termine generico di ceramica si indica la vastissima gamma di prodotti ottenuti modellando impasti di argilla e di altre terre, che vengono poi sottoposti a cottura e, sovente, rivestiti e decorati; sono tipi di ceramica “il gres, la maiolica, la porcellana, la terracotta, ecc.”.
A seconda dei materiali e dei metodi di lavorazione, ci sono gruppi di manufatti con caratteristiche e denominazioni diverse, tutti di notevole interesse come espressioni artistiche.
Nella ceramica d’uso, l’elemento decorativo, quando c’è, serve ad individuare la proprietà (con simboli, stemmi, motti, ecc.) del pezzo o la sua destinazione (es.: vasi da farmacia con scritte o decori diversi per contenere sostanze differenti), ed è di carattere accessorio e dipende spesso solo dalle possibilità economiche dell’utilizzatore. La ceramica “d’apparato”, che nel nome (dal latino apparatus) richiama il complesso delle apparecchiature ornamentali e dei preparativi per una festa od una manifestazione, sia di carattere sacro sia profano, riguarda invece oggetti dove l’elemento decorativo diventa principale. Infatti, pur riproponendo nella forma e nelle dimensioni (queste ultime frequentemente maggiorate) i tipi della ceramica d’uso, tale produzione è fatta per essere ostentata, per affermare con la sua bellezza l’importanza del possesso o del donatore di cui riporta il nome o l’impresa o lo stemma o, spesso, rappresentazioni di arte figurativa talvolta tratte da cartoni realizzati espressamente da noti artisti; è il caso delle produzioni cinquecentesche del Ducato di Urbino, che ne fece strumento privilegiato per apprezzati doni ufficiali, anche se situazioni analoghe le ritroviamo un po’ in tutti i centri di produzione della ceramica.
La monografia raccoglie i lavori migliori del concorso nazionale su analogo tema